Mosca, 13 aprile 2018 - Continuano a rimbalzare le accuse tra Occidente e Russia sulla crisi in Siria. Oggi, dopo il dietrofront via Twitter del presidente Donald Trump, che ha smentito l'imminente attacco missilistico annunciato il giorno prima, l'ambasciatrice Usa all'Onu Nikki Haley ha riferito al Consiglio di Sicurezza che "nessuna decisione finale è stata presa" anche se "tutte le nazioni e tutte le persone verrebbero danneggiate se consentissimo ad Assad di normalizzare l'uso delle armi chimiche". Intanto dalla Russia, parlando dell'attacco chimico su Douma, il ministro degli esteri Serghei Lavrov ha annunciato che Mosca possiede "prove inconfutabili che si è trattato di un'altra messa in scena e che i servizi di sicurezza di un Paese che sta cercando di essere in prima linea nella campagna russofobica sono stati coinvolti" scrive Ria Novo. Secondo la Tass, il ministro farebbe riferimento alla Gran Bretagna. Londra ha affidato all'ambasciatore Gb all'Onu, Karen Pierce, la sua risposta alle insinuazioni russe, secondo cui l'Inghilterra avrebbe ha organizzato l'attacco chimico in Siria, definendole una "sfacciata menzogna".
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Secondo quanto riportato dall"agenzia Interfax, Lavrov ha anche lanciato un avvertimento ai paesi Europei che appoggiano l'ipotesi di un'intervento in Russia: "Dio non voglia che in Siria vi siano azioni avventate come quelle avvenute in Libia o in Iraq", ha detto il ministro degli Esteri Russo, sottolineando che in Siria bastano "piccoli incidenti per provocare di nuovo ondate di migranti verso l'Europa, e in altre direzioni" e che questo scenario può far piacere solo a coloro che "sono protetti dall'Oceano".
USA: ABIAMO LE PROVE - Gli Stati Uniti hanno le prove che il governo siriano è responsabile dell'attacco chimico del 7 aprile a Duma. Lo ha detto la portavoce del Dipartimento di stato americano Heather Nauert. "Abbiamo informazioni di intelligence, possiamo dire che il governo siriano è dietro l'attacco.
TELEFONATA PUTIN-MACRON - Nella complessa tela della diplomazia internazionale, va registrata la telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo francese Emmanuel Macron. Entramni hanno deciso di dare mandato ai rispettivi ministri della Difesa e degli Esteri di mantenere uno "stretto contatto" per una "de-escalation" della situazione in Siria. Lo fa sapere il Cremlino. Sia Putin, sia Macron, hanno poi espresso "soddisfazione" per l'arrivo degli esperti dell'Opac a Damasco. Il presidente russo ha sottolineato che serve un'indagine "oggettiva" prima della fine della quale conviene evitare "accuse infondate" contro "chiunque". Nonostante i contatti, l'ambasciatore francese all'Onu, François Delattre si è rivolto al Consiglio di Sicurezza con parole forti, dichiarando che con le armi chimiche il governo siriano ha raggiunto "il punto di non ritorno", e che "la Francia si assumerà la sua responsabilità di mettere fine alla minaccia intollerabile alla sicurezza collettiva".
MOSCA VERSO LE CONTRO-SANZIONI - Per rispondere all'ipotesi di un attacco al regime di Assad da parte di una coalizione occidentale e alle numerose sanzioni messe in atto contro la Russia dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, Mosca ha annunciato un progetto di legge alla Duma nel quale si prevede l'introduzione di restrizioni all'importazione di alcol, tabacco e prodotti agricoli dagli Usa e da altri Paesi loro sostenitori: Lo riporta l'emittente Ria Novosti, aggiungendo che a cessare sarà anche la collaborazione con Washington nei comparti nucleare e aerospaziale, compresa la fornuitura di motori per i razzi utilizzati dagli Stati Uniti. A confermare il collegamento tra queste misure e la delicata situazione siriana sono state le parole del vice presidente della commissione Affari Esteri della Duma, Alexei Cepa, secondo cui il pacchetto di contro- sanzioni colpirà anche "la Francia, la Gran Bretagna e soprattutto i Paesi che hanno una certa posizione sulla Siria".
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LA RISPOSTA DELL'UE - Intanto, mentre l'Ue si prepara al vertice dei ministri degli Esteri di lunedì, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, si è mostrato scettico di fronte alla possibilità di un'iniziativa di pace a guida europea in Siria. "Pensare a grandi iniziative, quando non si sa come andranno a finire, non ha molto senso", ha detto Juncker ai giornalisti durante una conferenza stampa. Anche se all'interno degli Stati membri si continua a discutere, dalla Francia di Macron all'Inghilterra di Theresa May salgono gli appelli a prendere provvedimenti contro il regime di Assad, ai quali si è unita oggi anche la Germania, che negli ultimi giorni si era dimostrata più cauta. In Italia, Paolo Gentiloni ha fatto sapere che in caso di operazioni l'Italia offrirà solo un supporto logistico.