Martedì 10 Dicembre 2024
MARTA
Esteri

Siria: la caduta del regime di Assad apre la strada a un nuovo governo inclusivo

La Siria celebra la caduta di Assad e si prepara a un governo rappresentativo. Al-Jolani promette diritti civili e inclusività.

La promessa del leader dei ribelli: "Il mondo non deve temere la Siria"

Il leader dei ribelli, Abu Mohammed al-Jolani, saluta la folla dopo aver preso Damasco

Un’impresa epocale, dove nemmeno l’espressione del generale De Gaulle, "vaste programme", rende l’Idea a sufficienza. La Siria apre una pagina nuova nella sua storia. La caduta del regime di Assad, in appena 11 giorni, ha dato la stura a una comprensibile esplosione di gioia ed entusiasmo per il futuro. Di sicuro, per la prima volta dopo oltre 50 anni, la Siria avrà la possibilità di avere un governo aperto e pienamente rappresentativo delle (tante) anime del Paese. Ammesso che ci si riesca a mettere d’accordo.

L’uomo-simbolo della caduta del regime, Abu Mohammed al Jolani, se non ha lavato i panni in Arno, di sicuro ha dato una ripulita al look. Via l’abito religioso, quello che aveva quando era un seguace del capo dell’Isis, al-Baghdadi, una severa ridimensionata a quella barba, che ricordava troppo quella del suo idolo, Osama bin Laden, ma soprattutto un nuovo rapporto con l’Occidente, visto per molto tempo come il male assoluto (e da eliminare). "Il mondo non ha più nulla da temere" assicura. Non è un caso che la prima intervista al-Jolani, ex al Nusra, ex al-Qaeda ed ex Isis, l’ha rilasciata proprio alla americana Cnn.

E qui, la metamorfosi. Volendo fare una battuta, si potrebbe dire che la via di Damasco dà storicamente (e biblicamente) occasione di conversione e redenzione. Ma qui davvero si battono tutti i record. Da acerrimo nemico dell’imperialismo americano e dal voler mettere a ferro e fuoco tutte le capitali europee nel nome di Allah, al Jolani è diventato un riformista. Non che Allah sia stato messo da parte, bene inteso. Ma, nelle parole e nelle assicurazioni del leader della spallata al regime, la nuova Siria avrà due caratteristiche. La prima è che sarà fondata su una Costituzione e su istituzioni civili. La seconda è che sarà inclusiva, ossia vedrà rappresentato tutto quello straordinario mosaico etnico e religioso che contraddistingue questa terra. Nessun dittatore e nessuna ideologia, per la gioia di sunniti, alawiti, drusi, cristiani e curdi, giusto per citare le cinque principali anime del Paese.

Gli Usa "riconosceranno e sosterranno pienamente" un futuro governo siriano che risulti da un processo di transizione "inclusivo e trasparente" e che confermi "impegni chiari per rispettare i diritti delle minoranze, facilitare il flusso di assistenza umanitaria a tutti coloro che ne hanno bisogno, impedisca che la Siria venga utilizzata come base per il terrorismo o rappresenti una minaccia per i suoi vicini e garantisca che tutte le scorte di armi chimiche o biologiche siano protette e distrutte in sicurezza". Sono le condizioni poste dal segretario di Stato Antony Blinken per sostenere il nuovo governo di Damasco.

Al-Jolani ha voluto stupire tutti, lanciando anche messaggi di apertura sui diritti civili (con tutte le limitazioni del caso, e glissando sull’obbligo del velo alle donne (a capo scoperto, però, l’unica che si vedeva è l’ormai ex first lady, Asma Assad). Fra il dire e il fare, dicono che ci sia di mezzo il mare. Stavolta, forse, non basta un oceano. I ribelli, per il momento, hanno mantenuto in carica la maggior parte dei ministri di Assad, e la presidenza del Consiglio continua a funzionare regolarmente. Stando però a un video verificato da fonti sul terreno, a Latakia, sono già rispuntate le bandiere nere dell’Isis, mentre altri filmati provenienti da diverse città mostrano esecuzioni sommarie di esponenti dell’ex regime.