Venerdì 10 Gennaio 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Le conseguenze della caduta di Assad, l’esperta: “Netanyahu si è rafforzato”

Valeria Talbot (Ispi): “Il dittatore siriano è un’altra “vittima“ del 7 ottobre.Asse della resistenza molto più debole, equilibri a favore di Tel Aviv”

Roma, 9 dicembre 2024 – Una regione in cui il futuro è tutto da scrivere, dove gli attori cambiano e occorre grande prudenza, perché la situazione è in divenire e potrebbe cambiare in breve tempo. Valeria Talbot, direttrice del desk del Medio Oriente e Nord Africa dell’Istituto per gli Studi di politica internazionale (Ispi), spiega quali potrebbero essere le conseguenze interne ed esterne.

Talbot, la prima domanda è quasi d’obbligo: quale potrebbe essere il futuro della Siria?

“In questa fase sono più gli interrogativi che le risposte. Nel Paese bisognerà attivare una transizione politica e pacifica, ma non si sa ancora quale leadership emergerà. Considerato però il ruolo da protagonista che Tahrir al-Sham (organizzazione armata di matrice salafita, ndr) ha avuto nell’offensiva contro il regime, sicuramente avrà una posizione di primo piano. La Siria è un Paese da ricostruire politicamente, economicamente e materialmente. La transizione sarà un processo lungo e dovrà tenere conto di un mosaico etnico-religioso, ognuno con il suo interesse da difendere. Tahrir al-Sham nasce come branca siriana di al-Qaeda e sebbene negli ultimi tempi abbia mostrato atteggiamenti di moderazione e inclusione, bisogna vedere all’atto pratico cosa farà, soprattutto se si conta che il 30% del territorio nel nord del Paese è nelle mani dei curdi. Un attore importante è Israele, i cui tank sarebbero entrati sul territorio siriano per la prima volta in 50 anni”.

Possiamo dire che Assad è un’altra “vittima“ del 7 ottobre?

“Sicuramente il 7 ottobre è stato un game changer per la regione, una svolta davvero importante, perché con la reazione di Israele è iniziato anche un indebolimento dell’asse della resistenza sciita che fa perno sull’Iran, a partire dal progressivo allentamento del controllo da parte di Hezbollah. Gli equilibri regionali sono spostati a favore di Israele”.

TALBOT
Valeria Talbot, direttrice del desk del Medio Oriente e Nord Africa dell’Istituto per gli Studi di politica internazionale (Ispi),

E la Turchia? Sembrerebbe la vera vincitrice in questa situazione.

“La Turchia, adesso che l’Iran è debole, esce rafforzata sul piano regionale e quindi avrà anche un peso maggiore nei futuri assetti non solo della Siria, ma di tutta la regione. Erdogan ha due obiettivi. Il primo è far tornare in Siria il maggior numero di migranti possibile (la Turchia ne conta oltre 3 milioni, ndr). Il secondo è ampliare la propria area di influenza e la zona di cuscinetto alla frontiera nel Nord del Paese. Di certo, cercherà di capitalizzare il più possibile”.