Beirut, 24 febbraio 2018 - Gli ultimi raid aerei sul Ghouta orientale, roccaforte dei ribelli siriani alle porte di Damasco, hanno causato la morte di altri 21 civili nella capitale e 12 a Duma, riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, che sottolinea come il numero delle vittime innocenti non si arresti: sono 500 ora i civili morti, di cui 121 bambini. Questo è il tragico bilancio in Siria di sette giorni di bombardamenti sull'enclave ribelle alle porte di Damasco.
I raid portati dal regime siriano di Assad sono cominciati domenica 18 febbraio. Un "massacro che va fermato", come ha chiesto la Turchia alla comunità internazionale. "Ci sarà un voto oggi al Consiglio di sicurezza dell'Onu per fermare gli attacchi e consentire la consegna degli aiuti. Il mondo deve dire 'stop a questo massacro' all'unanimità", ha scritto su Twitter il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin.
Il voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu su un cessate il fuoco di 30 giorni in tutto il Paese è atteso per le 18. Doveva tenersi ieri, ma è stato rinviato per prendere tempo e negoziare con la Russia ed evitare il suo veto.
Ma il vero timore è che questa nuova campagna di bombardamenti aerei sia il preludio a un'offensiva terrestre, azione che provocherebbe molte più vittime, per riprendere il controllo dell'area alle porte di Damasco, ancora sotto ai ribelli. L'area del Ghouta orientale è sotto assedio da parte dal regime dal 2013, ai circa 400mila abitanti mancano beni di prima necessità come cibo e medicine.