Mercoledì 5 Febbraio 2025
REDAZIONE ESTERI

Siria, al Jolani nomina una donna alla guida della Banca centrale. E cerca la tregua tra filo turchi e curdi. PKK, Ocalan: pronto a collaborare con la Turchia per la pace

Maysaa Sabrine alla guida della Banca centrale siriana, è la prima volta. Critiche per miliziani stranieri in ruoli di rilievo nelle nuove forze armate. A nord ancora scontri tra filo-turchi e truppe curde del Sdf. Israele avanza nel sud. Contatti tra Tel Aviv e i curdi. Il leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan si è detto pronto a collaborare con Ankara Turchia per la pace

Roma 30 dicembre 2024 - Un decreto approvato dal leader dei ribelli siriani, Ahmad al-Jolani, permetterà che i combattenti stranieri siano inquadrati nel futuro esercito siriano. Tra i jihadisti non siriani, che affluiranno nelle nuove forze armate di Damasco, ci sono uiguri, un giordano e un turco. Per trasformare il mosaico di gruppi ribelli, che hanno partecipato alla cacciata di Assad, in un esercito, alcuni ruoli ufficiali, e di rilievo secondo i media arabi, sono stati assegnati proprio ai miliziani stranieri (Almeno sei). Una mossa che fa temere che non vengano mantenute le promesse del nuovo regime di non esportare la rivoluzione islamica e di governare con tolleranza nei confronti delle grandi minoranze presenti in Siria. Il governo non ha commentato le accuse, partite da alcune ong. Il più in vista di questi miliziani è Murhaf Abu Qasra, capo militare del gruppo islamista radicale Hay'at Tahrir al-Sham e ministro della Difesa nel governo di transizione, mentre altri cinque sono stati nominati generali di brigata e circa 40 sono diventati colonnelli. Secondo Rami Abdel Rahman, direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani: "La maggior parte di coloro che sono stati promossi sono persone all'interno della cerchia ristretta di Ahmed al-Jolani".

Ribelli siriani in Abbasid Square a Damasco
Ribelli siriani in Abbasid Square a Damasco

“Elezioni tra quatro anni, prima costituzione”

Ieri Ahmed al-Sharaa, vero nome di Abu Mohammed al-Jolani (O Ahmad al-Jolani), aveva annunciato che per "convocare nuove elezioni potrebbero essere necessari quattro anni", di cui tre serviranno per la stesura di una nuova costituzione. Il leader dei ribelli siriani, intervistato da Al Arabiya, era tornato a rassicurare i siriani e la comunità internazionale che il nuovo governo di transizione lavorerà per riportare il Paese a una situazione stabile e inclusiva, pronto a fare riforme interne e migliorare i rapporti con i partner regionali ed internazionali.

Una donna alla guida della Banca centrale siriana

In quest'ottica, anche se sulle scelte per l'esercito ci sono dubbi, il governo di transizione ha affidato, per la prima volta in Siria e in un esecutivo jihadista, la Banca centrale siriana a una donna. Maysaa Sabrine è stata nominata governatrice della Banca centrale. Una posizione meritata vista la sua carriera in diverse posizioni di rilievo all'interno della stessa banca, tra cui quella di primo vicegovernatore e di direttore della vigilanza. Sabrine inoltre è membro del Consiglio di amministrazione della Borsa di Damasco dal 2018, in rappresentanza della Banca centrale.

Migliorare i rapporti regionali ed internazionali  

Il leader siriano si sta muovendo a livello internazionale. Oggi ha incontrato, a sorpresa, una delegazione ucraina di alto livello guidata dal ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha. Nei prossimi giorni il ministro degli Esteri siriano Asaad Hassan al-Shibani, sarà in Arabia Saudita su invito dell'omologo Faisal bin Farhan bin Abdullah. Si tratterà della prima visita ufficiale all'estero del ministro. Anche con l'Iran, che ha sostenuto militarmente Assad, Al Jolani sta cercando una soluzione: "La Siria non può andare avanti senza relazioni con un importante attore regionale come l'Iran ma queste devono essere basate sul rispetto per la sovranità di entrambi i Paesi e sulla non interferenza negli affari interni di entrambi i Paesi". Oggi gli ha risposto il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi dichiarando, in conferenza stampa con il ministro degli Esteri omanita Badr al-Busaidi in visita a Teheran, che l'Iran sollecita la formazione di un governo inclusivo in Siria. "L'Iran sottolinea la necessità della preservazione dell'integrità territoriale e dell'unità della Siria, nel rispetto di tutti i gruppi etnici e le religioni di quel Paese".

Ancora scontri tra miliziani filo-turchi e curdi dell’Sdf

Resta il problema di far convivere i gruppi sostenuti dalla Turchia (Sostenitrice della ribelione siriana) e forze guidate dai curdi. Sempre l'Osservatorio per i diritti umani in Siria ha reso noto di scontri sanguinosi tra le due fazioni con almeno 31 miliziani uccisi nelle ultime ore. Una situazione esplosiva nel nord del Paese controllato da un'amministrazione guidata dai curdi e supportata dal suo esercito, le Forze democratiche siriane (Sdf), che hanno combattuto contro l'Isis nel 2019 con il sostegno degli Stati Uniti. Ma la loro presenza inquieta Ankara che ritiene le Sdf, come le Unità di protezione popolare (Ypg), essere affiliate al militante Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato terrorista da Washington e da Ankara.

Israele avanza nel sud e fa l’occhiolino ai curdi

In tutto ciò s'inserisce Israele, che sta prendendo contatti con i curdi, mentre continua ad avanzare nella zona cuscinetto della Siria meridionale: le truppe Idf sono arrivate nella località di Madinat al-Baath, fa sapere il Times of Israel, e stanno conducendo delle perquisizioni negli edifici governativi. Tel Aviv non ha smesso neanche di bombardare Damasco, secondo le ong nella notte i raid dei caccia con la Stella di David hanno provocato la morte di 11 persone nella capitale siriana. Mentre un attacco aereo ha preso di mira un deposito di armi appartenente alle forze di Bashar al-Assad vicino alla città industriale di Adra, situata a nord-est della capitale. Ieri il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sàar ha affermato che Tel Aviv vuole sostenere i curdi siriani, parlandone anche con i diplomatici occidentali. E oggi funzionari curdi siriani hanno preso contatto con il suo ufficio per stabilire un canale di comunicazione tra i curdi e gli israeliani.

Ocalan pronto a collaborare con la Turchia per la pace

E a sorpresa anche il temuto leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), Abdullah Ocalan, detenuto dal 1999 nel carcere turco di Imrali dove sta scontando l'ergastolo, si è detto pronto a collaborare con Ankara per la pace nel Paese. LO avrebbe detto lo scorso fine settimana a una delegazione che si è recata a trovarlo composta dalla principale formazione filo-curda della Turchia, il Partito per l'uguaglianza e la democrazia dei popoli (Dem). Nella nota diffusa dal Dem, "la salute di Ocalan è buona e il suo morale è molto alto" e nel corso dell'incontro è stata "condotta una valutazione dei recenti sviluppi in Medio Oriente e in Turchia". Ocalan ha parlato, cosa impensabile qualche anno fa, del "consolidamento della fratellanza curdo-turca non solo una responsabilità storica", ora "diventata una necessità vitale e necessaria per tutti i popoli".

Cremlino: “Assad incapace davanti a esigenze popolo”

L'aver sostenuto e dato asilo a Bashar al-Assad non ha trattenuto il Cremlino dal criticare l'ex dittatore siriano, alla guida del Paese mediorientale per oltre due decenni prima di fuggire in Russia. ''Possiamo già dire che una delle ragioni del deterioramento della situazione è stata l'incapacità del precedente governo di soddisfare le esigenze di base della popolazione in mezzo al prolungato conflitto civile'', ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov alla Tass. 

Londra conferma: Asma al-Assad non può entrare

Mentre a Londra fonti del governo britannico hanno confermato al The Times che Asma al-Assad, la moglie londinese di Assad, gravemente malata, non potrà entrare nel Regno Unito per le cure perché il suo passaporto non è più valido. Fonti sostengono che il documento dell'ex first lady siriana in esilio non è valido. Asma è affetta da una grave forma di leucemia e avrebbe una probabilità di sopravvivenza del 50%. In passato aveva già sconfitto un cancro al seno nel 2019.