Tel Aviv, 13 agosto 2024 – Trecentododici giorni di guerra: l’ala militare di Hamas sfodera le unghie e da Khan Yunis (dove opera una divisione israeliana), nel settore meridionale della Striscia, lancia due missili M-90 verso Tel Aviv. Uno cade in mare davanti ai bagnanti e l’altro, difettoso, non raggiunge Israele. Ma alla vigilia del vertice di Doha sulla tregua il messaggio del leader politico di Hamas, Yahia Sinwar, è chiaro: lui non si piega e se i Paesi mediatori sperano di raggiungere risultati concreti devono allinearsi con la visione espressa dalla sua organizzazione.
Innanzitutto, che Israele congeli ogni attività militare a Gaza. Poi si può passare ai dettagli, fra cui il ritiro dell’esercito dell’ Asse Filadelfia (il confine fra Egitto e Gaza, sotto al quale passano tunnel di Hamas) ed il libero flusso della popolazione fra il sud ed il nord della Striscia. Sinwar, secondo l’intelligence di Israele, opera da un tunnel probabilmente nella zona di Khan Yunis, e ha con sé un numero imprecisato di ostaggi israeliani. "In un’occasione siamo arrivati al suo nascondiglio mentre era ancora caldo – ha rivelato il generale Dan Goldfus –. Ci è sfuggito per pochi minuti. Il caffè era ancora caldo, alcune armi gettate a terra".
Ieri diversi media arabi (fra cui il quotidiano al-Sharq al-Awasat e la rete al-Arabya) hanno cercato di ricostruire le tecniche con cui, dalle viscere della terra, le istruzioni di Sinwar raggiungono i dirigenti di Hamas all’estero e poi il tavolo dei mediatori di Usa, Qatar ed Egitto. Ben conscio delle insidie israeliane per quanto concerne le comunicazioni elettroniche, Sinwar si affida a staffette.
Scrive ‘pizzini’, messaggi a mano che passano da una staffetta all’altra fino ad arrivare a destinazione. In casi di assoluta necessità, fa uso anche di linee telefoniche stese sotto Gaza: ma allora i preparativi sono laboriosi e richiedono tempo. In almeno tre occasioni – secondo al-Sharq al- Awsat – Sinwar ha indirizzato messaggi direttamente ai Paesi mediatori: due testi scritti a mano ed una registrazione della sua voce.
Ma ricorrere a corrieri, per quanto di provata fiducia, può essere rischioso. Al-Arabya sostiene che alla metà di luglio Israele è riuscito ad eliminare a Rafah il capo militare di Hamas Mohammed Deif grazie ad una soffiata passata da un uomo di Hamas ad un clan familiare locale. Attorno a Sinwar i servizi segreti di Israele stanno facendo il vuoto. In questi mesi sono usciti di scena, oltre a Deif, personaggi di spicco fra cui Ismail Haniyeh, Salleh Aruri e Marwan Issa. A Sinwar, per consultarsi, rimane solo il fratello Mohammed, anch’egli in clandestinità.
Come fa allora ad orchestrare la resistenza armata a Gaza contro il preponderante esercito israeliano? Una fonte militare israeliana ritiene che a livello tattico lasci ampia libertà ai suoi miliziani. Le sue direttive riguardano piuttosto il futuro assetto a Gaza al termine della guerra ed il ruolo che Hamas potrà svolgere. Sulla tregua non ha fretta. Gli preme constatare prima se fra Israele e Hezbollah stia per svilupparsi un conflitto generale. Ossia se lo sforzo militare principale dell’esercito israeliano stia per passare da sud a nord. Dopo di che prenderà carta e penna e passerà le conclusioni al corriere di fiducia.