Martedì 21 Gennaio 2025
Marta Ottaviani
Esteri

I Fab Four della Silicon Valley al giuramento di Trump: tecnologia e politica in prima fila

Anche i numeri uno di Meta, Amazon, Google e X alla cerimonia di giuramento del presidente americano Donald Trump

Roma, 21 gennaio 2025 – Insieme fanno circa 1.000 miliardi di dollari. E se si contano gli assenti, possiamo davvero dire che i poteri forti della nuova America a trazione Trump, con cui dovrà fare i conti lo stesso presidente e tutto l’ordine mondiale, sono i proprietari delle big tech. A Capitol Hill, ieri, dietro al presidente c’era l’uomo più ricco del pianeta. Elon Musk, proprietario di Space X, Tesla e del social X. Musk, con i suoi satelliti può controllare i nostri spostamenti e le nostre connessioni, con la sua piattaforma i nostri pensieri che rendiamo pubblici. Poco lontano, c’erano altri due fra i giganti del tech. Il primo è Mark Zuckerberg, proprietario di Meta, ossia Facebook, Instagram, WhatsApp e Threads, solo per citare i principali e che di recente ha fatto sapere che eliminerà i meccanismi di fact cheking. Iniziativa che molti hanno interpretato proprio come ‘regalo’ a Trump.

Da sinistra Mark Zuckerberg, Jeff Bezos con la moglie, Sundar Pichai e Elon Musk
Da sinistra Mark Zuckerberg, Jeff Bezos con la moglie, Sundar Pichai e Elon Musk

Poco lontano da Mr. Facebook, c’erano l’ad di Google, Sundar Pichai, e Mr. Amazon, ossia Jeff Bezos, colui che ha rivoluzionato il commercio globale, che con la sua creatura fa arrivare a casa nostra quello che vogliamo, tenendo però traccia dei nostri consumi e delle nostre preferenze. Bezos è anche il proprietario del Washington Post. Alla vigilia delle elezioni, forse perché entrato in possesso di sondaggi particolarmente precisi, ha vietato ai giornalisti di pubblicare il tradizionale endorsement, che sarebbe stato a favore di Kamala Harris.

Ma sono importanti anche le assenze. Uno dei finanziatori del movimento Maga è Peter Thiel, il proprietario di PayPal, che controlla le nostre transazioni e che è noto per le sue posizioni ultraconservatrici molto vicine a quelle del vicepresidente Vance e di Elon Musk, anche nel sostegno alle destre europee.