Gli americani che in Yemen attaccano per la terza volta i siti di Ansar Allah, il braccio armato degli Houthi. Gli Houthi che centrano un mercantile maltese, sempre senza affondarlo. Gli iraniani che effettuano attacchi missilistici e con droni nel Kurdistan iracheno, in Siria e in Pakistan, contro, rispettivamente. supposti obiettivi israeliani e americani (Iraq) e dell’Isis (Siria) e del gruppo terrorista sunnita Jaish al-Adl (in Pakistan). Israele che da parte sua effettua pesanti raid contro Hezbollah, nel sud del Libano, mentre l’operazione a Gaza continua, dopo 101 giorni, come se nulla fosse. Se questo è il Medio Oriente oggi, è più che comprensibile che l’Unione europea si stia attrezzando – con i rilassati tempi europei, ovviamente – per una missione militare nel Mar Rosso, a tutela di una via commerciale essenziale per il Vecchio Continente.
La giornata si è aperta alle 4.15 ora di Sanaa con uno attacco missilistico (con missili da crociera Tomahawk) nella zona montuosa dove sorge la città di Mukayras, che Ansar Allah usa per effettuare lanci di missili antinave in transito tra Aden e Bab el Mandeb. "Le forze Usa – ha comunicato il Centcom americano – hanno colpito e distrutto quattro missili balistici antinave pronti ad essere lanciati". Fonti yemenite hanno confermato, aggiungendo che vi sarebbero stati anche attacchi aerei (non confermati dagli americani) contro caserme nel distretto di al Bayda e strutture nel distretto di As Savmaa.
In risposta allo strike (che è una ritorsione per l’attacco al mercantile americano effettuato lunedì dagli Houthi), le milizie sciite, attorno alle 13.45 ora di Sanaa, hanno a loro volta lanciato un altro missile balistico che stavolta ha colpito la Zografia, una nave cargo greca, una portarinfuse, che navigava, vuota, dal Vietnem ad Israele. Gli Houthi hanno rivendicato l’attacco "condotto con diversi missili", ma in realtà ne è giunto destinazione uno solo, facendo danni limitati e nessun ferito tra i 24 marinai a bordo. Il portavoce del gruppo ha assicurato che "continueremo ad attuare la decisione di impedire la navigazione di Israele o verso Israele fino a continuerà la guerra a Gaza". I che significa che seguiranno altri attacchi americani.
Mentre gli angolamericani sono già da tempo in azione, l’Ue conta di varare la sua missione navale il 19 gennaio, con almeno tre navi all’inizio per poi arrivare a cinque. I 27 hanno scelto l’opzione – contenuta nella proposta del Servizio di Azione Esterna della Commissione – di creare una missione sulla base della già esistente Agenor (a guida francese) e con un raggio di azione "dal Golfo e dallo Stretto di Hormuz al Mar Rosso". Ovvero un po’ troppo ampia per tre sole navi. Ora si chiederà al Gruppo Politico-Militare di fornire le sue "raccomandazioni" e al Comitato Militare dell’Ue di dare "al più presto" le indicazioni militari sulla "gestione operativa" con un primo passaggio previsto già lunedì prossimo in occasione del Consiglio Affari Esteri.
Roma e Parigi sono le capofila. Nel corso di una videoconferenza tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il suo omologo francese Sébastien Lecornu, Italia e Francia non solo hanno espresso la volontà di "dare rapido impulso" alla missione europea ma hanno anche concordato sul fatto che potrebbero partecipare pure "Paesi non Ue" che condividono "l’importanza della libera navigazione". O almeno questa è la speranza.