Roma, 15 ottobre 2024 - Anche il Dipartimento di Stato Usa è sotto choc: "È orribile vedere persone bruciare a morte" dopo i bombardamenti aerei di Israele ha detto il portavoce Matthew Miller, riferendosi al video che sta circolando sui social e che mostra l'orribile morte di Shaban Ahmad, lo studente di ingegneria del software di 19 anni bruciato vivo assieme ad altre vittime dell'incendio scoppiato nel campo profughi di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, a seguito del bombardamento israeliano sull'ospedale Al-Aqsa Martyrs.
"Era un eroe senza volerlo essere"
Angelo Cruciani, artista e attivista per i diritti umani, lo ricorda così: "Era un eroe anche se non voleva esserlo, un ragazzo così entusiasta e combattivo, non posso credere che sia bruciato vivo insieme alla madre".
Il video straziante
Il video è orribile, straziante, lascia scioccati. Le immagini mostrano parte dell'accampamento avvolto dalle fiamme, nel rogo si vede il corpo del giovane contorcersi, l'inferno attorno a lui non gli dà scampo. La gente grida disperata "allah akbar", alcuni riprendono con il telefonino. Nessuno interviene, le fiamme sono troppo alte e i presenti sembrano nel panico, incapaci di reagire a tanto orrore. Sono negli ultimi fotogrammi si vede qualcuno arrivare con delle coperte, ma è tardi, Shaban è morto bruciato vivo.
Un simbolo della tragedia palestinese
La tremenda sorte di Shaban è subito diventato un simbolo della tragedia dei palestinesi. Shaban da mesi cercava di raccogliere i soldi per portare la famiglia in salvo lontano da Gaza, in Egitto. Cruciani racconta: "Con altri amici ci siamo attivati per aiutarlo a raggiungere il suo obiettivo". Shaban aveva lanciato anche una raccolta fondi su Gofundme per sfuggire alla sorte di molti palestinesi e portare in salvo il padre Ahmed, 44 anni, la madre Alaa, 38, le sorelle Farah di 18 e Rafah di 13, i fratelli Mohammed di 16 e Abdelrahman di 10.
"Avevo grandi sogni, ma la guerra li ha distrutti"
"La mia vita è stata sconvolta. Una volta traboccante di sogni, ora affronto la dura realtà dello sfollamento e dell'incertezza. A Gaza i sogni muoiono", aveva scritto sui social. "Ogni 'displacement' lascia dietro di noi un nuovo pezzo delle nostre anime in frantumi. le notti, specialmente, sono spietate, riempite dai pianti senza sosta dei bambini che conoscono solo terrore e incertezza. Avevo grandi sogni, ma la guerra li ha distrutti. Soffro di depressione e perdo i capelli a causa del trauma che affrontiamo ogni giorno. Sembra che il tempo si sia fermato a Gaza e che noi siamo intrappolati in un incubo senza fine".
I Giovani Palestinesi d'Italia: "Non perdoneremo mai"
Il giovane era conosciuto anche dai Giovani Palestinesi d'Italia. A inizio anno aveva pubblicato sul suo profilo un video dove raccontava la sua vita nella tenda da sfollato. I Giovani Palestinesi scrivono: "Era stato proprio lui a costruire la tenda in cui viveva la sua famiglia e nella quale lui e altri membri della sua famiglia sono stati bruciati vivi. Non dimenticheremo e non perdoneremo mai, gloria ai nostri martiri".