Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Sei ostaggi giustiziati a Gaza. I ragazzi del Nova festival e l’insegnante di yoga: "Uccisi con un colpo alla testa"

Orrore nei tunnel, l’esercito israeliano: brutalmente assassinati poco prima che li raggiungessimo. Tra le vittime un cittadino americano, doveva essere liberato a luglio con altre due prigioniere ora morte .

Sei ostaggi giustiziati a Gaza. I ragazzi del Nova festival e l’insegnante di yoga: "Uccisi con un colpo alla testa"

Orrore nei tunnel, l’esercito israeliano: brutalmente assassinati poco prima che li raggiungessimo. Tra le vittime un cittadino americano, doveva essere liberato a luglio con altre due prigioniere ora morte .

Li hanno giustiziati con un colpo alla testa. Dopo oltre 330 giorni di sofferenza nelle mani dei macellai di Hamas, sei giovani israeliani – Hersh Goldberg-Polin, 23, Eden Yerushalmi, 24, Ori Danino, 25, Alex Lobanov, 32, Carmel Gat, 40, and Almog Sarusi, 27 – due donne e quattro uomini, uno di loro anche cittadino americano e uno anche cittadino russo, sono stati ammazzati come bestie in un tunnel profondo una ventina di metri nella striscia di Gaza, per ritorsione contro le operazioni dell’esercito israeliano.

E i terroristi lo rivendicano. "La responsabilità della morte dei prigionieri detenuti dalla resistenza – ha dichiarato in una nota un esponente della fazione palestinese, il membro del politburo Izzat al-Rishq è dell’occupazione che insiste nel continuare la guerra genocida". I sei corpi sono stati ritrovati sabato da Idf e identificati ieri all’alba. "Sono stati brutalmente assassinati – ha commentato il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari – poco prima che li raggiungessimo. Sono stati tenuti prigionieri per mesi, e loro corpi sono stati trovati durante i combattimenti a Rafah, in un tunnel, a circa un chilometro da quello da cui abbiamo salvato Farhan al-Qadi qualche giorno fa".

Tre di loro, Hersh Goldberg-Polin, Eden Yerushalmi e Carmel Gat avrebbero dovuto essere rilasciati nella prima fase dell’accordo: Goldberg-Polin a causa della ferita a un braccio che gli aveva causato una amputazione, Carmel ed Eden perché donne. Non hanno fatto in tempo. Il governo israeliano è sotto accusa per aver rinviato la tregua facendo richieste che erano inaccettabili per Hamas, che a sua volta ha alzato sistematicamente alzato l’asticella, usando gli ostaggi – ne restano nelle sue mani 97 su 251, compresi i corpi di almeno 33 morti – come carne da macello. "Hamas rifiuta di negoziare, chi uccide gli ostaggi non vuole un accordo. A loro dico vi daremo la caccia e vi prenderemo". Ma questo non ridarà la vita ai sei ostaggi, che sarebbero potuti essere ancora vivi se tutte le parti avessero accettato un compromesso.

A parte Karmel Gat, 40 anni, insegnante di Yoga, rapita nel kibbutz Beeri con la cognata, mentre la madre è stata assassinata dai terroristi, tutti gli altri sono stati presi al festival musicale Nova. Giovani come Eden Yerushalmi, 24 anni, bellissima come il suo nome, la cui foto erano incollate su tutte le vetrine della sua città, Tel Aviv. Al festival lavorava come barista. Quella mattina chiamo al numero di emergenza lasciando un messaggio accorato: "Sono da sola tra i cespugli, ci sono sparatorie ovunque. I terroristi sono qui, mi vedono, mi stanno uccidendo".

Drammatica anche la storia di Hersh Goldberg-Polin, di Gerusalemme, 23 anni, nato in California ed emigrato in Israele nel 2008, che era al festival con gli amici, uno dei quali ucciso, e venne rapito. Alla fine aprile Hamas ha pubblicato un video il cui lui mostrava un braccio amputato, sotto il gomito, dopo essere stato ferito il 7 ottobre e nel quale accusava: "Netanyahu, dovresti vergognarti di averci abbandonato". Aveva doppia cittadinanza anche Alex Lobanov 33 anni, anche lui barista al festival, che lascia la moglie e due figli, uno dei quali non ha mai visto perché è nato dopo il rapimento. Con Almog Sarubi, 27 anni, che era rimasto al festival per prendersi cura del suo compagno ferito e Ori Danino, 25 anni, tanti sogni spezzati senza un perché, da un odio senza fine.