Venerdì 30 Agosto 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Scontro nella Ue sulle armi a Kiev: "Via i limiti per usarle in Russia". Budapest: da Borrell proposta folle

Lunga la lista dei Paesi contrari. Anche l’Italia frena, Tajani: l’Ucraina deve difendersi dentro i propri confini. Spunta l’ipotesi di negoziati prima del voto negli Usa. Mosca scettica: "Ora non ci sono le condizioni". .

Scontro nella Ue sulle armi a Kiev: "Via i limiti per usarle in Russia". Budapest: da Borrell proposta folle

Lunga la lista dei Paesi contrari. Anche l’Italia frena, Tajani: l’Ucraina deve difendersi dentro i propri confini. Spunta l’ipotesi di negoziati prima del voto negli Usa. Mosca scettica: "Ora non ci sono le condizioni". .

Roma, 30 agosto 2024 – C’è chi dice sì, chi dice ’ni’ e chi dice no. E c’è chi come gli ungheresi, dietro una posizione formalmente pacifista, fa gli interessi di Putin dicendosi contrario a tutto tondo all’invio di nuove armi in Ucraina. La riunione informale dei ministri degli Esteri dell’Ue a Bruxelles è l’occasione per discutere sulla richiesta della Commissione, sull’eliminazione o meno dei ’caveat’, le restrizioni nazionali all’uso delle armi fornite dall’Occidente, in modo da consentirne l’uso anche su obiettivi militari legittimi anche in territorio russo.

"Le restrizioni all’uso delle armi date all’Ucraina – ha detto l’alto rappresentante Ue Josep Borrell – devono essere revocate, ci deve poter essere pieno utilizzo per colpire obiettivi militari in Russia. Devono essere rimosse per consentire agli ucraini di colpire i luoghi da cui la Russia li sta bombardando: altrimenti, l’armamento è inutile". Ma gli ungheresi, e non solo loro, non ci stanno. "Da Bruxelles – ha detto il ministro degli esteri di Budapest, Peter Szijjàrtò – sono venute proposte folli. La pericolosa furia dell’Alto Rappresentate Borrell va fermata. Non vogliamo altre armi in Ucraina, non vogliamo altri morti, non vogliamo un’escalation della guerra. Continuiamo ad adottare una posizione pacifica e di buon senso e non siamo soli: diversi ministri degli Esteri hanno chiarito di non avere il mandato per prendere tali decisioni".

Il Paese più vicino alle posizioni dell’Ungheria è la Slovacchia, ma sulla linea dei prudenti – con Kiev ma senza rischiare una escalation – ci sono anche la Grecia, il Belgio, la Spagna, la Svezia, l’Austria. E l’Italia, che ha ribadito il suo pieno supporto anche militare a Kiev ma senza via libera all’uso di armi italiane su suolo russo.

"Ogni Paese – ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani – decide per sé, è libero di decidere come è giusto utilizzare le armi inviate all’Ucraina. Noi abbiamo inviato soprattutto armi difensive: adesso stiamo per inviare la nuova batteria Samp-T che è difensiva e non può essere utilizzata in territorio russo. Ribadiamo che noi non siamo in guerra con la Russia quindi per l’Italia l’uso delle armi italiane può avvenire solo all’interno dell’Ucraina". Va detto che a fine maggio gli Stati Uniti hanno parzialmente tolto il divieto, stabilendo che le loro armi (missili Atcams, lanciarazzi Himars, bombe plananti) si possono usare contro target militari russi entro alcune decine di chilometri dal confine, ma non oltre. La Gran Bretagna sarebbe per togliere ogni restrizione e contro le restrizioni sono già Olanda, Danimarca, Polonia, paesi baltici e Finlandia. Via libera anche da Francia e Germania, purché, come per gli Usa, solo contro obiettivi militari dai quali sono partiti attacchi contro l’Ucraina: un sostanziale ’ni’.

Quanto all’ipotesi trattative, ieri una fonte diplomatica ha detto all’agenzia Ansa che "il ritardo nella consegna degli aiuti militari può essere facilmente percepito dagli ucraini come una spinta verso i negoziati con la Russia prima del voto negli Usa e che si rende ora necessaria una via d’uscita dalla guerra, perché i soldi stanno finendo. Ma l’Ucraina vuole una chiusura alle sue condizioni. Ecco allora l’offensiva di Kursk, per avere qualcosa da negoziare, visto che potrebbe essere costretta ad avviare le trattative prima delle elezioni americane".

Ma l’ipotesi è improbabile. Biden non ha nessuna intenzione di spingere Kiev ad un accordo al ribasso, cosa che potrebbe invece voler fare l’isolazionista Trump, se eletto. E lo sanno bene i russi. "Al momento non ci sono precondizioni per colloqui di pace in Ucraina", ha ribadito ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. A meno di una “pace“ che sia una sostanziale resa, ovviamente.