Domenica 24 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Iran

La Repubblica islamica è il 'deus ex machina' dei nemici israeliani nella regione. Lavora ai fianchi dello Stato ebraico, finanziando e armando le milizie sciite. Consiglieri militari di Teheran si trovano in Libano, come in Siria, e in Iraq le milizie filo-iraniane, riunite sotto l'ombrello della Resistenza islamica in Iraq (Iri), sono attive anche contro le basi dove si trovano truppe americane. I due acerrimi nemici sono impegnati da anni in uno scontro a distanza a colpi di intelligence, minacce plateali e attacchi non rivendicati. Nel mirino dello Stato ebraico c'è in primis il programma nucleare della Repubblica islamica. Dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre, l'Iran ha sottolineato che si tratta della "naturale reazione alle politiche belliciste e provocatorie dei sionisti", mettendo l'accento sul "movimento spontaneo dei gruppi di resistenza e del popolo oppresso della Palestina in difesa dei loro diritti inalienabili". A gennaio il presidente Ebrahim Raisi ha elogiato il massacro, che ritiene preannunciare la fine dello Stato ebraico. Così il 4 ottobre, la Guida spirituale della Repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, ha ribadito che e' un "atto legittimo", insistendo sul fatto che la radice dei problemi della regione risiede esclusivamente nell'interferenza straniera e nelle azioni di Israele. 

Il 25 dicembre in un raid dell'Idf è stato ucciso fuori Damasco il generale Sayyed Razi Mousavi, alto consigliere dei Guardiani della Rivoluzione islamica e responsabile del coordinamento dell'alleanza militare tra Siria e Iran. Il primo aprile Israele ha bombardato il consolato iraniano nella capitale siriana e assassina Mohammad Reza Zahedi, il comandante della Forza Quds dei Pasdaran a Damasco. Teheran ha promesso vendetta e meno di due settimane dopo ha lanciato un attacco diretto contro lo Stato ebraico, sparando circa 300 missili e droni che sono stati intercettati in massima parte dalle difese dello Stato ebraico, aiutato non solo dagli Stati Uniti ma anche da Paesi arabi della regione. Il 30 luglio è stato colpito a morte a Beirut Fuad Shukr, l'alto comandante militare di Hezbollah, mentre il giorno dopo nel cuore di Teheran è morto in un'esplosione Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas. L'Iran ha giurato di vendicarsi ma l'escalation temuta non si consuma per settimane. Il 27 settembre, Israele lancia un attacco nella roccaforte di Hezbollah a Beirut, uccidendo il leader del movimento, Hassan Nasrallah. Tre giorni dopo, Teheran lancia 180 missili e droni contro lo Stato ebraico, in massima parte intercettati.

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