Mercoledì 13 Novembre 2024

Hezbollah

 All'indomani del 7 ottobre, il gruppo libanese filo-iraniano ha cominciato a lanciare razzi, droni e colpi di mortaio sulle comunita' nel nord di Israele per solidarietà con Hamas, costringendo circa 80 mila residenti a sfollare. Nonostante i timori per l'apertura di un nuovo fronte, dopo quello di Gaza, lo scambio di fuoco sul confine è andato avanti per quasi un anno, con scambi quotidiani ma senza mai raggiungere il punto di rottura. Già ai primi di novembre 2023, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, nel primo discorso pubblico dal massacro, aveva dettato una posizione attendista, benché condita da assicurazioni sulla partecipazione dell''Asse della Resistenza' e da minacce allo Stato ebraico e agli Stati Uniti. L'obiettivo, aveva fatto capire, è mantenere la pressione sul confine settentrionale ma senza avviare un'escalation su larga scala con un coinvolgimento diretto e più ampio. Per Israele la presenza di Hezbollah al confine è una chiara violazione della risoluzione Onu 1701 che ha messo fine alla guerra nel 2006 e che richiedeva la smilitarizzazione dell'area, con il ritiro dei combattenti a nord del fiume Litani, insieme al loro disarmo. Se non avverrà, ha minacciato più volte il premier Benjamin Netanyahu, l'Idf lancerà un'offensiva. Gli sforzi diplomatici per evitare un allargamento del conflitto alla regione sono aumentati ma senza risultati.

Lo scambio di fuoco a giugno è diventato più intenso, con una pioggia di razzi sul nord di Israele e raid dell'Idf sempre più in profondità nel Paese dei Cedri, mentre gli appelli alla de-escalation sembravano cascare nel vuoto. Il 12 giugno, in un attacco sul sud del Libano, e' stato ucciso il comandante di Hezbollah, Taleb Abdallah. Il 27 luglio un missile è caduto su un campo da calcio a Majdal Shams, un villaggio druso nel Golan, e 12 tra bambini e adolescenti hanno perso la vita. Israele ha risposto pochi giorni dopo con un attacco mirato a Beirut, assassinando l'alto comandante militare di Hezbollah, Fuad Shukr. Colpi e minacce incrociate sono proseguite fino a metà settembre quando migliaia di cercapersone in dotazione ai combattenti del gruppo in Libano, e anche in Siria, sono esplose, seguiti il giorno dopo dai walkie talkie. In 39 sono rimasti uccisi e migliaia feriti, tantissimi al volto, accecati, e agli arti. Da lì, si sono infittiti gli scambi di fuoco, Israele è passato ai bombardamenti a tappeto sul sud e la valle della Beqaa, insieme a raid mirati su Beirut. In uno di questi, il 27 settembre è stato ucciso il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Pochi giorni dopo, l'Idf ha annunciato l'avvio di incursioni limitate nel sud del Paese dei Cedri per colpire le infrastrutture del movimento sciita.

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