L'attacco del 7 ottobre scatenato dal Movimento di resistenza islamico è stato il più letale nella storia del Paese. Un colpo arrivato in maniera inaspettata e che ha messo in crisi la dottrina applicata nei confronti di Hamas fino a quel momento: ampio uso della tecnologia, con il sistema anti-missilistico Iron Dome e la costruzione lungo il confine con Gaza di una barriera altamente sofisticata dotata di telecamere, sensori sotterranei e armi telecomandate. A questa, era stata unita una deterrenza alimentata dall'afflusso di miliardi di dollari dal Qatar per finanziare le condizioni di vita della popolazione. Israele credeva cosi' di poter imbrigliare la resistenza palestinese, forte anche della convinzione che ci fosse una 'stanchezza' nei confronti della questione da parte dei Paesi arabi sunniti della regione. Questi, era l'assioma, preferivano guardare alle potenzialità di un'alleanza con lo Stato ebraico, vedi gli Accordi di Abramo con Emirati e Bahrein, ai quali Israele sperava di aggiungere presto anche il peso massimo della regione, l'Arabia Saudita. Il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, ha voluto dimostrare che si sbagliava con un bagno di sangue. Lo Stato ebraico ha reagito, scatenando una guerra su vasta scala nella Striscia, deciso a ottenere una vittoria totale. I tre obiettivi della guerra sono l'eliminazione di Hamas, il rilascio degli ostaggi e la garanzia che la Striscia non rappresenti più una minaccia per la sicurezza di Israele. Finora, nessuno di questi è stato raggiunto, sebbene in dodici mesi di conflitto le forze armate abbiano inferto duri colpi alla leadership del Movimento islamico, uccidendo tra gli altri il comandante militare, Mohammed Deif, tra le menti del 7
ottobre, e il capo dell'ufficio politico Ismail Haniyeh, insieme a migliaia, tra quadri e combattenti. A fine agosto, l'Idf ha riferito di aver distrutto l'80% dei tunnel nell'area di Rafah, al sud, mentre al nord le stime indicano cifre intorno al 50%. Il bilancio delle vittime, fornito dal ministero della Salute gestito da Hamas e costantemente in crescita, è di quasi 42 mila morti e oltre 96 mila feriti, senza fare distinzioni tra civili e combattenti.
Le devastazioni sono immani, circa due terzi degli edifici nella Striscia sono stati danneggiati o distrutti, secondo quanto reso noto dall'Unosat in base alle immagini satellitari. Non sono stati risparmiate scuole e ospedali, dove hanno trovato rifugio decine di migliaia di sfollati e che secondo i soldati israeliani vengono utilizzati da Hamas come centri di comando, con la popolazione civile come scudo umano. Drammatica la situazione umanitaria, con mancanza di cibo, acqua, corrente elettrica, medicine. All'inizio di settembre, è stata concordata una tregua per permettere la vaccinazione in massa dei bambini dopo la ricomparsa della poliomielite. A Gaza si trovano ancora 101 ostaggi, di cui 64 ritenuti vivi e 33 corpi. Insieme a questi ci sono i resti di due soldati, Oron Shaul e Hadar Goldin, uccisi nella guerra del 2014, e altri due civili israeliani, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, sconfinati anni fa nella Striscia.