Washington, 2 agosto 2024 – Sono atterrati alle 23.40 (le 5.40 in Italia) negli Stati Uniti i prigionieri al centro dello scambio con la Russia: il giornalista della Wall Street Journal Evan Gershkovich, l’ex marine Paul Whelan e la giornalista russo-americana Alsu Kurmasheva. All’arrivo dell’aereo alla base di Andrews vicino Washington, presenti anche il presidente Joe Biden e la vice Kamala Harris, che hanno abbracciato ie salutato calorosamente i tre.
A differenza di quanto ci si aspettava, tra di loro non risulta il dissidente Vladimir Kara-Murza, collaboratore del Whashington Post e cittadino britannico-russo con permesso di soggiorno statunitense. La Turchia – uno dei mediatori – ha dichiarato che l’accordo coinvolge in totale 24 detenuti.
Gershkovich: “Sono a casa”
Prima di abbracciare i genitori, Gershkovich ha stretto la mano di Biden e ha pronunciato le parole “sono a casa”. Ad attenderlo anche una dozzina di colleghi del Wsj: “Hey capo!”, le parole rivolte al direttore della testata.
Le parole di Biden ed Harris
“È meraviglioso, ci è voluto molto tempo – ha dichiarato il presidente – Ero assolutamente convinto che ce l'avremmo fatta. Pensavo sul serio che le alleanze fanno la differenza. Si sono fatte avanti e hanno colto l'occasione per noi e questo ha avuto molta importanza”. “Ho chiesto ai nostri partner di fare alcune cose che erano contrarie al loro interesse immediato, in particolare Germania e Slovenia”, ha aggiunto, prima di definire il cancelliere tedesco Olaf Scholz “incredibile”, lasciando intendere che abbia giocato un ruolo importante nella mediazione per la liberazione.
“Sono molto grata al nostro presidente e a ciò che ha fatto qui – ha aggiunto Kamala Harris – ma in particolare per quanto riguarda queste famiglie e questi individui, ciò che è stato in grado di fare per riunire gli alleati su molte questioni, ma in particolare, questa”. “Questa è solo una straordinaria testimonianza dell'importanza di avere un presidente che capisca il potere della diplomazia e comprenda la forza che risiede nella comprensione del significato della diplomazia e nel rafforzamento delle alleanze”, ha concluso la vicepresidente e candidata dem alle prossime elezioni.
L’attacco di Trump: “Biden ha pagato”
Sul social Truth, Donald Trump ha bollato l’accordo di scambio come sfavorevole per gli Stati Uniti, paventando anche l’ipotesi per cui l’amministrazione Biden abbia pagato per ottenere il rilascio dei prigionieri. L’ex presidente e candidato alla Casa Bianca ha poi espresso timori sulle persone che invece saranno liberate da Washington: “Stiamo liberando assassini, killer o delinquenti? Sono solo curioso perché non facciamo mai buoni affari in niente”.
L’accordo
Il patto per lo scambio di prigionieri dovrebbe riguardare almeno 12 persone detenute in Russia – con decreti di grazia firmati direttamente da Vladimir Putin – e 8 russi detenuti all’estero, alcuni con sospetti legami con l’intelligence di Mosca. Tuttavia, non si conoscono i dettagli dell’accordo.
Sembrerebbe che tra i nominativi originariamente previsti ci fosse anche quello del dissidente russo Alexey Navalny, deceduto in circostanze mai del tutto chiarite a febbraio mentre le trattative erano ancora in corso. “Questa è una grande gioia! – ha commentato la vedova Yulia Navalnaya su X a seguito della liberazione dei tre prigionieri – Ogni prigioniero politico rilasciato è una grande vittoria. Nessuno dovrebbe essere tenuto in ostaggio da Putin, torturato o morire nelle sue prigioni”.
Polemica sull’assenza di Fogel
Tra i nominativi dello scambio non risulterebbe quello di Marc Fogel, un 63enne professore di storia della Anglo-American School di Mosca, arrestato nel 2021 all'aeroporto della capitale russa con della marijuana nonostante avesse la prescrizione medica e poi condannato a 14 anni in carcere. A giugno la madre 95enne ha fatto causa al Dipartimento di Stato americano per non aver dichiarato il figlio “persona ingiustamente detenuta”, a differenza di quanto avvenuto con la giocatrice di Basket Brittany Griner, imprigionata con accuse simili. “Non è stato designato così perché non è una celebrità”, ha dichiarato la sorella Anne, dicendosi “oltraggiata”.
I precedenti
Salvo lo scambio tra Griner e il trafficante d'armi russo Viktor Bout e liberazione di 14 presunte spie nel 2010, per i precedenti bisogna andare a ritroso negli anni Ottanta, durante la Guerra fredda.