Giovedì 21 Novembre 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Scade l’ultimatum a Netanyahu, Gantz verso l’uscita dal governo. E si avvicina il conflitto con il Libano

Il leader centrista vuole le elezioni. L’ultradestra è pronta a subentrare e a dichiarare guerra a Hezbollah. L’Onu mette Israele nella lista nera: non rispetta i bambini. La replica: Nazioni Unite vicine ai terroristi

Roma, 8 giugno 2024 – Da otto mesi l’esercito israeliano manovra a Gaza, e i dirigenti militari di Hamas non sono ancora in ginocchio: continuano anzi a lanciare attacchi, a detenere oltre 120 ostaggi israeliani e a tergiversare nelle trattative per la fine dei combattimenti. In questo contesto problematico rischia adesso di spaccarsi il gabinetto di guerra di Israele, impegnato nel conflitto più lungo dalla guerra di Indipendenza del 1948. Dopo aver fissato la data dell’8 giugno come scadenza per l’uscita dal governo di emergenza, il leader centrista Benny Gantz ha preannunciato per stasera un annuncio alla nazione. Con lui lascerebbe il gabinetto di guerra anche il compagno di partito Gady Eisenkot, a sua volta ex capo di Stato maggiore. Dopo le dichiarazioni di Gantz, anche Benyamin Netanyahu parlerà al Paese.

Esercito israeliano a Gaza (Ansa)
Esercito israeliano a Gaza (Ansa)

Queste divergenze profonde e insanabili – relative alla conduzione dei combattimenti e alla visione politica per il futuro di Gaza al termine della guerra – giungono mentre lo status internazionale di Israele ha toccato ieri un nuovo minimo storico. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha incluso Israele nella ‘lista nera’ di quanti, in condizioni di guerra, si astengono dal prendere misure necessarie per la difesa dei bambini. La lista include la Russia di Putin, al-Qaeda e lo Stato islamico.

"L’Onu ha inserito sé stessa nella ‘lista nera’ della Storia essendosi associata ai sostenitori degli assassini di Hamas" ha replicato Netanyahu. "Il nostro è l’esercito più morale al mondo. Nessuna decisione delirante dell’Onu può alterare questo dato di fatto". Anche ieri familiari di ostaggi hanno lanciato appelli in extremis a Gantz affinché non abbandoni il governo. Ma Gantz ed Eisenkot ritengono di non riuscire più ad influenzare le decisioni. Lodano l’esercito per i successi tattici raggiunti sul terreno ma lamentano che non siano stati tradotti in un successo strategico. Ciò sarebbe invece possibile, secondo loro, se Israele assecondasse Joe Biden ed Antony Blinken, che lunedì torna in Israele.

Il partito di Gantz invoca dunque elezioni anticipate. Ma anche senza il suo sostegno Netanyahu mantiene alla Knesset una solida maggioranza di 64 deputati su 120. Questi sviluppi sono già accolti con soddisfazione da due ministri di estrema destra, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. Da tempo reclamano l’ingresso nel gabinetto di guerra accanto a due altri ministri del Likud (Yoav Gallant e Ron Dermer). Il momento è reso particolarmente delicato dall’aggravarsi della situazione al confine col Libano dove mesi di bombardamenti degli Hezbollah hanno seminato distruzione e costretto alla fuga 60mila israeliani. "Dobbiamo ingaggiare la guerra con gli Hezbollah –, ha affermato Smotrich –. Dobbiamo piegarli, distruggerli, consentire ai nostri eroici combattenti di trionfare, di recuperare il nostro orgoglio nazionale". "Bruceremo tutte le postazioni degli Hezbollah" ha convenuto Ben Gvir.

Ma la prospettiva della apertura di un secondo conflitto (nel crescente isolamento diplomatico di Israele) desta inquietudine nei vertici militari. Dal 7 ottobre l’esercito a Gaza ha avuto 650 caduti e migliaia di feriti. Le forze di leva sono stanche, e nelle unita’ dei riservisti si avverte lo stress familiare dopo mesi di combattimenti. Inoltre Israele non è ancora riuscito a ricevere 3500 bombe ad alta precisione bloccate negli Stati Uniti per un riesame. A ciò si uniscono le preoccupazioni per le capacita’ offensive degli Hezbollah contro le città israeliane, ritenute di gran lunga più.