Parigi, 6 giugno 2024 – Quarantacinquemila poliziotti, 4.500 invitati, una trentina di Capi di Stato e di governo. E un grande assente: Vladimir Putin, sul quale fatalmente si concentra l’attenzione di tutti. Mai la commemorazione del D-Day era stata segnata dal clima di tensione, di allarme e di timore che incombe su questo ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia. Mai le cerimonie sui luoghi in cui migliaia e migliaia di soldati morirono per la libertà dell’Europa – oltre 10mila fra gli Alleati, altrettanti fra i tedeschi – hanno conosciuto una dimensione diplomatica e politica così intensa.
Il presidente americano Joe Biden, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente italiano Sergio Mattarella, il principe William d’Inghilterra, il premier britannico Rishi Sunak, l’olandese Mark Rutte, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e tanti altri, riuniti attorno ad Emmanuel Macron sulla spiaggia-sacrario di Omaha Beach, vogliono esprimere in modo ben visibile agli occhi del mondo la loro unità e il loro sostegno in difesa della libertà e dei valori democratici. Il fatto che non ci sia Putin, dichiarato ufficialmente "persona non grata" dalla Francia, mentre è presente l’altro Vladimir (Volodymyr in lingua ucraina, ndr ), il presidente ucraino Zelensky, dice tutto. La scelta occidentale è chiara. Ma adesso, in questa situazione esplosiva con due guerre in atto nel Vecchio Continente e lo spettro della minaccia nucleare che torna ad affacciarsi, bisogna andare oltre. Come affrontare la situazione inedita e rischiosa che si nasconde dietro l’angolo? Quale ruolo deve assumere la Nato? Come prepararsi all’eventualità di interventi militari in Ucraina, sulla scia di quanto evoca un Macron sempre più calato nel ruolo di chef de guerre ? E infine, come esprimere risposte adeguate e consensuali da parte di Stati Uniti ed Unione Europea?
È a questo che pensano i leader raccolti in silenzioso omaggio davanti alle novemila croci bianche del cimitero americano che sovrasta Omaha Beach. Tutti sono consapevoli del fatto che le celebrazioni odierne di avvenimenti che risalgono al lontano 6 giugno 1944 rappresentano uno spartiacque storico fra il mondo di ieri e quello di oggi, in cui niente, nemmeno l’inverosimile ipotesi di un conflitto atomico, può essere escluso con certezza. Gli incontri delle prossime ore saranno "impregnati di gravità", affermano i collaboratori di Macron: "Questo coordinamento sulle crisi internazionali consentirà di preparare le prossime scadenze, in particolare il vertice del G7 e il vertice Nato in luglio a Washington".
Dieci anni fa, già in un contesto di tensioni fra Russia e Occidente a proposito di Ucraina, l’allora presidente François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel avevano scelto di invitare in Normandia sia Vladimir Putin che l’allora presidente ucraino Petro Porochenko, nella speranza di metter fine al conflitto scatenato dai separatisti pro-russi nell’est dell’Ucraina. Abbiamo visto com’è andata.
Fino all’aprile scorso, comunque, l’intenzione dell’Eliseo era quella di fare un gesto distensivo invitando nonostante tutto il presidente russo. Poi, "a causa dell’intensificarsi di aggressioni contro l’Ucraina nel corso delle ultime settimane", Macron ha cambiato idea: sul palcoscenico del D-Day non c’è posto per lo zar. Unica concessione: un omaggio che sarà reso al "contributo decisivo dell’Armata Rossa nella vittoria contro il nazismo".