Roma, 20 maggio 2024 – Sono passati oltre quarant’anni per arrivare a fare veramente luce sullo scandalo del sangue infetto in Gran Bretagna. L’inchiesta, avviata nel 2017 dall’allora prima ministra Theresa May, ha portato ad una verità raggelante: “Oltre 30 mila persone furono contagiate, molti anche bambini, di queste 3mila morirono in seguito a trasfusioni di sangue infetto di virus come l’HIV e l’Epatite C effettuate nel Regno Unito fra gli anni '70 e gli anni '90”. L’inchiesta ora aggiunge un tassello ancora più agghiacciante: “Le autorità insabbiarono lo scandalo”. Lo ha stabilito un rapporto reso pubblico oggi dall'Infected Blood Inquiry. “Le vittime – ha messo nero su bianco la Commissione d’inchiesta – furono di fatto tradite e abbandonate al loro destino più volte, a partire dai loro medici, in uno scandalo che poteva essere evitato”. In altre parole, l’uomo fu messo al servizio della scienza nonostante le agghiaccianti conseguenze.
L’inchiesta
I dettagli delle scandalo emergono dalle carte: tra le vittime delle sperimentazioni ci furono pazienti feriti in incidenti e che necessitavano di trasfusioni di sangue, persone che soffrivano di malattie del sangue o che si dovevano sottoporre a interventi chirurgici. Furono utilizzati come “cavie da laboratorio” anche molti bambini che soffrivano di problemi di coagulazione, sebbene spesso le famiglie non avessero acconsentito alla loro partecipazione. La maggior parte dei bimbi sono ormai morti, molti a causa dell’iniezione del Fattore VIII, un fattore anti-emofiliaco che arrestava il sanguinamento ma i cui campioni erano contaminati da virus. Questo anche a causa del massiccio import di emoderivati dagli Stati Uniti, vista la carenza che vi era nel Regno Unito. In questo caso, però, spesso i donatori erano soggetti ad alto rischio (detenuti, tossicodipendenti o prostitute), affetti appunto da epatite C e Hiv. Si tratta, secondo le conclusioni dell'inchiesta, del "più grande disastro terapeutico negli ottant'anni di storia del Servizio Sanitario Nazionale (NHS) in Gran Bretagna. Il tanto atteso rapporto, lungo più di 2.500 pagine, ha messo a nudo un "catalogo di fallimenti" con conseguenze "catastrofiche" per le vittime e i loro cari. "In gran parte, anche se non del tutto, si sarebbe potuto evitare", ha concluso il suo autore, il giudice Brian Langstaff.
L’insabbiamento della verità
La squadra guidata da Langstaff ha verificato che i governi e gli operatori sanitari che si sono succeduti non sono riusciti a ridurre i rischi nonostante fosse evidente già all'inizio degli anni '80 che l'AIDS poteva essere
trasmesso attraverso il sangue infetto. I donatori di sangue non venivano controllati adeguatamente e i prodotti sanguigni venivano anche importati dall'estero, e in particolare dagli Stati Uniti, dove tossicodipendenti e prigionieri venivano utilizzati per le donazioni. Inoltre, troppe trasfusioni sono
state effettuate anche quando non erano necessariamente necessarie, secondo il rapporto. Sono state ritrovate anche le prove dei tentativi di nascondere lo scandalo, con la distruzione di documenti da parte dei funzionari del dipartimento della sanità già nel 1993. Secondo il rapporto, "la risposta alla domanda: “C’è stato un insabbiamento?' è che c’è stato. Non nel senso di una manciata di persone che complottano in una cospirazione orchestrata per fuorviare, ma in un modo più sottile, pervasivo e agghiacciante nelle
sue implicazioni". Langstaff ha detto che "la portata di ciò che è accaduto è terrificante" e che la sofferenza delle persone è stata aggravata da ripetute smentite e false assicurazioni sul fatto che avevano ricevuto un buon trattamento sanitario. Quando invece alle vittime veniva detta la verità, a volte anni dopo, ciò veniva fatto in modo "insensibile" e "inappropriato". "Quello che ho scoperto è che il disastro non è stato un incidente. Le persone hanno riposto la loro fiducia nei medici e nel governo e quella fiducia è stata tradita", ha detto Langstaff in una conferenza stampa, raccomandando che le vittime vengano risarcite.
Risarcimenti
Il rapporto contiene 12 raccomandazioni rivolte alle attuali autorità, come il governo di Rishi Sunak, tra cui un piano di risarcimento immediato delle persone infettate e delle loro famiglie in caso di morte dei pazienti, tale da porre fine ai tentennamenti mostrati in precedenza. A fronte dei risultati dell'inchiesta il premier, come era atteso, si è scusato per quanto accaduto e promesso l'intervento per lo meno riparatore dell'esecutivo seguendo le indicazioni dell’inchiesta. Domani, il governo dovrebbe annunciare un pacchetto del valore di circa 10 miliardi di sterline a questo scopo.