Giovedì 21 Novembre 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

Gaza, il cooperante Sami Abu Omar in fuga al sud. “Morte e orrore dappertutto, bombardamenti senza sosta”

La testimonianza del coordinatore del centro italiano Vik, nato in memoria di Vittorio Arrigoni: “Tremila morti ma centinaia di corpi sono ancora sotto le macerie: impossibile estrarli. Mancano luce e acqua”

Sami Abu Omar, coordinatore del centro di scambio culturale italiano Vik a Gaza

Sami Abu Omar, coordinatore del centro di scambio culturale italiano Vik a Gaza

Roma, 17 ottobre 2023 – Sami Abu Omar parla da Khan Younis, una città nella parte sud della Striscia di Gaza nella quale è fuggito con la sua famiglia. E’ il coordinatore del centro di scambio culturale italiano ‘Vik’, nato per ricordare Vittorio Arrigoni, un militante italiano che entrò clandestinamente nella Striscia per praticare la funzione di scudo umano a tutela di pescatori e di agricoltori palestinesi e che fu ucciso il 15 aprile del 2011 da un commando di salafiti, credenti musulmani devoti all’Islam delle origini.

Può descriverci la situazione attuale Sami?

“Non è che sia migliore, è uguale, pessima, in tutta la Striscia. Vediamo solo danni, rovine. E’ peggiorata nelle ultime ore. I bombardamenti non conoscono soste. Tirano su di noi dai carri armati, con l’artiglieria, con i cacciabombardieri, con gli elicotteri, con i droni. Hanno seminato la morte e l’orrore dappertutto”.

Secondo voi quanti sono i caduti?

“Circa tremila i morti e diecimila i feriti. Si teme che questo provochi un’epidemia, in altre parole una crisi sanitaria. Sotto le macerie ci sono ancora centinaia di corpi e non si riesce ad estrarli. Mancano i mezzi adatti a questo scopo”.

Vuol dire mezzi specifici per operazioni di questo genere?

“Certo. Quelli che ci vengono usati ora sono in numero insufficiente per intervenire in tutta l’area che ne avrebbe bisogno e sono comunque macchine private, scavatrici che vengono usate per rimuovere le macerie”.

Ma il valico di Rafah con l’Egitto è chiuso? Ieri c’è stata la notizia che Israele aveva colpito una tettoia delle barriere di confine.

“A me risulta che sia ancora chiuso”.

Quale è la carenza più grave? Abbiamo letto che viene messo a disposizione, se va bene, un litro e mezzo di acqua per persona con il quale si deve fare tutto bere, cucinare, lavarsi e andare al gabinetto.

“L’acqua manca, ma manca anche la corrente elettrica”.

Non averla è particolarmente grave negli ospedali che funzionano grazie a generatori. Il 16 ottobre l’Organizzazione mondiale della sanità restano scorte di acqua e di carburante per sole 24 ore. Però anche Hamas ha commesso atrocità incredibili sui civili israeliani. Lei cosa nel pensa? Su questa domanda la conversazione si interrompe. La linea cade. Sami Abu Omar, che mi aveva addirittura richiamato su Whats App quando lo avevo cercato, non si fa più vivo.

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