Roma, 27 ottobre 2024 – Il deserto del Sahara allagato, non accadeva da 50 anni. I video realizzati con un drone nella parte sud-orientale del paese, a Merzouga vicino a Rachidia, non possono lasciare indifferenti. Lo scenario è apocalittico.
Che cosa dobbiamo pensare? Lo abbiamo chiesto a Francesca Santoro, la scienziata degli oceani, Senior Programme Officer della Commissione Oceanografica Intergovernativa Unesco, responsabile del programma di educazione mondiale promosso dalle Nazioni Unite.
I punti della storia
Sahara allagato, cosa significa?
Dottoressa Santoro, cosa dobbiamo pensare di fronte alle immagini delle dune e delle palme immerse nell’acqua? "Che abbiamo superato punti di non ritorno. E stiamo osservando la stessa cosa in Italia, con le alluvioni”. Vuol dire che gli allagamenti, ad esempio in Emilia Romagna, sono altrettanto gravi? “Assolutamente sì. Il pianeta sta attraversando una crisi dovuta all’azione umana. Questi non sono cicli naturali, anche se c’è purtroppo chi continua a ripeterlo”.
Quali sono i punti di non ritorno
La scienziata ricorda l’ultima indagine dello Stockholm Resilience Centre “che risale al 2023 e ci consegna un verdetto molto chiaro: quella che stiamo vivendo è una crisi climatica sconvolgente, stiamo superando tutti i punti di non ritorno che erano stati segnalati. L’ultimo è l’acidificazione dell’oceano che finora ci ha aiutato a mitigare l’impatto della crisi perché assorbe il 30% di CO2 dovuta alle attività umane. Ma con il biossido di carbonio le acque diventano più acide, questo vuol dire ad esempio che c’è anche un impatto sulle specie marine, perché il guscio è fatto di carbonato di calcio e si scioglie. Altri punti di non ritorno sono la concentrazione di biossido di carbonio in atmosfera, che nonostante tutte le azioni è in crescita continua, e il consumo di acqua”.
Il riscaldamento del mare
“Il mare – ricorda Santoro – si sta riscaldando in modo preoccupante, quest’estate nel Mediterraneo occidentale si sono registrate anomalie di 4-5 gradi, si è arrivati a 30-31 gradi. Cose che non si erano mai viste. Le conseguenze sono gli eventi estremi come l’uragano in Florida, di un’intensità mai registrata prima. L’oceano così caldo nello scontro con le correnti fredde in atmosfera sprigiona una fortissima energia”.
"Il mio impegno per gli oceani”
E cosa sta facendo l’Unesco per invertire questa rotta? "Il mio prossimo impegno – fa sapere la scienziata – è una campagna internazionale sul tema dell’educazione, prima di tutto dobbiamo arrivare a un sistema che assegni un ‘bollino’ di qualità a programmi educativi, pubblicazioni ed eventi. E anche a quello che si racconta nelle scuole”.