Roma, 21 novembre 2024 – Un presidente, Trump, che si prepara a una mediazione quasi impossibile e lo spettro del nucleare che viene evocato troppo di frequente. L’ambasciatore Gianpaolo Scarante, diplomatico di lungo corso e attualmente docente all’Università di Padova, dove insegna Teoria e tecnica della negoziazione internazionale, spiega perché la pace fra Russia e Ucraina è ancora lontana.
Ambasciatore Scarante, che significato attribuisce alla firma della nuova dottrina nucleare da parte di Putin?
“La reazione russa è stata immediata. Il rischio di conflitto nucleare si avvicina un po’. Tutti gli analisti concordano nel dire che l’autorizzazione all’utilizzo dei missili americani data da Biden non cambia le sorti del conflitto. La domanda da porsi è se sia valsa la pena di modificare la propria dottrina nucleare per un’operazione che non modifica l’esito della guerra e se la concessione fatta da Biden, in questo momento, non abbia qualche controindicazione, perché aumenta il rischio di escalation militare”.
Qual è la sua opinione su questa nuova fase della guerra?
“Penso che il paradigma politico e diplomatico in questi 1.000 giorni di conflitto sia cambiato, per due motivi molto importanti. Il primo è il terreno di battaglia. L’andamento delle operazioni, soprattutto quelle delle ultime settimane, ci stanno mostrando come è irrealistico che l’Ucraina possa recuperare integralmente tutti i propri territori invasi dai russi. E la seconda è l’elezione di Trump”.
Appunto, Trump assumerà la presidenza degli Usa il prossimo 20 gennaio. Che margini ci sono per le trattative in questa nuova fase della guerra?
“Tutte le cancellerie europee si stanno domandando come Trump riuscirà a fare terminare il conflitto. Il presidente ha due strade: uscire dalla guerra in modo rapido, come fatto con l’Afghanistan. Questa è una ipotesi molto temuta in Occidente. La seconda opzione è quella di avviare un negoziato articolato in modo tale da raggiungere un compromesso soddisfacente per entrambe le parti”.
Ma è possibile, date le posizioni di partenza e l’escalation del conflitto?
“Teoricamente tutto è possibile, ma è difficilissimo. In questo momento le condizioni di partenza delle due parti non rendono nemmeno ipotizzabile l’avvio di un negoziato. Credo comunque che il primo obiettivo di Trump sia una sospensione delle ostilità. In questo momento mi sembra il traguardo più realistico, per poi spostare l’attenzione sul piano negoziale-diplomatico”.
È possibile che invece questo innalzamento della tensione e l’arrivo di Trump portino la Russia ad accettare una mediazione?
“Possibile, ma è un po’ come giocare a poker. Andare a vedere il bluff dell’altro in questa situazione mi appare rischioso. Devo dire di essere abbastanza preoccupato. Durante la Guerra Fredda tra Usa e Urss, quando il rischio di guerra atomica era drammaticamente elevato, la parola nucleare non si nominava quasi mai. Era quasi un tabù. Oggi questo termine è stato sdoganato, anche con l’utilizzo dell’espressione “armi nucleari tattiche“, per edulcorare, ma il concetto di base rimane lo stesso. Ed è pericoloso. La storia dell’uomo è piena di decisioni irrazionali”.