Berlino, 21 giugno 2024 – "Concrete indicazioni di una partecipazione russa” dietro all’incendio che a maggio ha devastato la fabbrica Diehl di Berlino, azienda che fornisce equipaggiamenti all’esercito ucraino. Questa sarebbe – secondo Bild – la posizione del governo tedesco sulla vicenda, basata sui report dell’intelligence.
Lo stabilimento è andato completamente distrutto, nonostante gli sforzi di 160 vigili del fuoco che hanno lavorato per spegnere il rogo e salvare l’edificio. Una nube tossica ha avvolto le aree circostanti, spingendo le autorità a esortare i residenti a non lasciare le proprie abitazioni, tenendo chiuse le finestre. È stato l’incendio più grande mai registrato da anni a Berlino.
Non si tratta della prima accusa del genere alla Russia, che secondo molti analisti assolderebbe criminali esperti per causare ‘incidenti’, cyberattacchi e atti di sabotaggio, così da destabilizzare i paesi nemici e le loro opinioni pubbliche, in un’ottica di guerra ibrida. Parigi potrebbe esserne stata vittima tre volte: a ottobre diversi edifici sono stati imbrattati con delle stelle di David; a maggio delle mani rosse sono state dipinte sul memoriale dell’Olocausto; il 3 giugno, cinque bare sono comparse, quasi ‘a mo’ di avvertimento’ sotto alla torre Eiffel.
Tuttavia, Bild specifica che i presunti casi precedenti di ‘sabotaggi e avvertimenti’ e i report dell’intelligence non sono sufficienti per accusare la Russia. Infatti, sebbene la Diehl sia uno dei maggiori produttori di armi in Germania – tra cui i sistemi di difesa aerea Iris-T – lo stabilimento di Berlino produce componenti per automobili. Il motivo del presunto agguanto non sarebbe quindi “chiaro”.