Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Giornalista Usa Gershkovic sarà processato in Russia. “È una spia della Cia”

Evan Gershkovich si trova in carcere da più di un anno. Il senatore statunitense Cardin: “Il giornalismo non è un crimine”

Evan Gershkovich in una cella con le pareti di vetro durante l'udienza del 23 aprile 2024 in Russia

Mosca, 13 giugno 2024 – Evan Gershkovic, giornalista statunitense del Wall Street Journal, è stato incriminato ufficialmente con l’accusa di spionaggio per conto della Cia. Il reporter si trova in carcere in Russia dal marzo del 2023, quando era arrestato nella città di Ekaterinburg, sugli Urali. È stato il primo giornalista straniero arrestato in Russia dopo la fine della Guerra Fredda.

L’annuncio dell’incriminazione, riportato dalla Ria Novosti, arriva dalla Procura generale federale. Secondo gli inquirenti l’inchiesta avrebbe accertato che “Gershkovich, su istruzioni della Cia, ha raccolto informazioni segrete nella regione di Sverdlovsk sulle attività di produzione e riparazione di attrezzature militari dell'impianto di difesa NPK Uralvagonzavod JSC”, il più grande produttore russo di carri armati. Con questa accusa, il giornalista sarà processato e rischia fino a 20 anni di carcere. L'indagine preliminare è stata condotta dal Servizio di sicurezza federale russo, o FSB, l'agenzia succeduta al KGB.

Gli Stati Uniti hanno respinto ogni accusa di spionaggio e si sono da subito impegnati per la sua liberazione. Il presidente Biden, ha ripetutamente esortato  Vladimir Putin a rilasciare il giornalista.

Il senatore statunitense Ben Cardin, presidente della commissione per le relazioni estere del Senato, aveva parlato di “paura della verità” da parte di Putin.  "Il reportage di Evan ha informato i russi e le persone di tutto il mondo sulla guerra provocata della Russia in Ucraina e sull'opposizione ad essa da parte di molti russi. La sua ingiusta e continua detenzione sottolinea quanto Vladimir Putin abbia paura della verità", aveva detto Cardin il 7 maggio, a seguito dell’approvazione da parte del Senato statunitense di una risoluzione che sollecitava il rilascio immediato del giornalista. “Sto con Evan. Il giornalismo non è un crimine”, aveva concluso il senatore. 

Anche Donald Trump era intervenuto sul caso. A maggio, l'ex presidente degli Stati Uniti aveva sostenuto sui social media che il leader del Cremlino Vladimir Putin avrebbe rilasciato il giornalista ''dopo le elezioni'' americane di novembre e prima del suo insediamento alla Casa Bianca, grazie ai rapporti positivi tra i due leader. Evan Gershkovich “sarà A CASA, AL SICURO E CON LA SUA FAMIGLIA”, aveva scritto Trump, “Vladimir Putin, presidente della Russia, lo farà per me, ma non per nessun altro, e NOI NON PAGHEREMO NULLA!”.  Il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov, tuttavia, aveva smentito le parole di Trump: "Putin non ha alcun contatto con Trump”.