Martedì 7 Gennaio 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Elezioni in Romania, perché quella della Corte Costituzionale è una sentenza storica (e un avvertimento per tutta l’Ue)

Il provvedimento pronto a dividere opinione pubblica e giuristi. La verità è che contro la guerra non lineare della Russia non esistono rimedi sul breve termine

Bandiere rumene e dell'Ue durante una manifestazione nel centro di Bucarest (foto Ansa)

Bandiere rumene e dell'Ue durante una manifestazione nel centro di Bucarest (foto Ansa)

Roma, 6 dicembre 2024 – Quella della Corte Costituzionale rumena è una sentenza storica, destinata a suscitare non poche polemiche e molte, doverose riflessioni. Per la prima volta, sul territorio europeo, ma non solo, si mette in dubbio la volontà popolare, perché si teme che questa possa essere stata viziata dalla guerra non lineare e dalla disinformazione russa.

L’Alta Corte di Bucharest non ha certo preso questa decisione alla leggera. Nei giorni scorsi erano emersi documenti che hanno dimostrato come l’imprenditore Bogdan Peschir, molto attivo sui social, in particolare su Tik Tok, aveva pagato numerosi influencer, perché sostenessero la campagna elettorale del candidato filorusso, Calin Georgescu, vero exploit del primo turno e che da quasi perfetto sconosciuto della politica rumena era arrivato a ottenere il 22% dei voti.

La vicenda fa riflettere sotto più punti di vista e potrebbe portare a conseguenze ancora non calcolabili. Per prima cosa viene in qualche modo messa in dubbio la capacità degli elettori di distinguere fra un messaggio politico in buona fede e il tentativo di una nazione straniera di impattare sui processi elettorali del proprio Paese. In secondo luogo, la decisione della Corte Costituzionale rumena, potrebbe dare modo a una reazione russa, diretta o indiretta. Mosca non ha ancora commentato, ma sicuramente punterà il suo comunicato stampa sulla mancanza di libertà nel Paese, attaccando la Ue, che tradisce, teoricamente, i principi su cui è stata fondata. Si spera che in quel momento qualcuno consigli al Cremlino di guardare in casa propria, dove chi vince le elezioni si sa già in anticipo, con inclusa la percentuale di consenso, e i dissidenti vengono mandati a morire di stenti oltre il Circolo Polare Artico, salvo poi farlo passare per un decesso per cause naturali.

Il problema è che il messaggio di Mosca rischia di filtrare in molti altri stati permeati dall’influenza russa, inclusa l’Italia, dove si cercherà di fare passare per la negazione della libertà di voto quella che invece è stata un’espressione di voto viziata dalla disinformazione. C’è un antidoto a tutto questo? Non nel breve termine. È con l’educazione digitale e la presa di coscienza che la disinformazione e la guerra non lineare esistono che si costruirà una barriera a un rischio che ormai è strutturale, dove sempre più potenze, non solo la Russia, stanno investendo. La realtà, è che nel mondo multipolare, dove le zone di influenza di scontrano come faglie vulcaniche, la sovranità nazionale è molto più a rischio rispetto a un tempo. E a volerla compromettere, spesso, sono proprio quei Paesi che fanno della sovranità della nazione la loro bandiera.