Roma, 2 dicembre 2024 – Ucraina, Romania e Georgia, tre Paesi infiltrati dalla Russia, tre sfide per una Ue che deve essere pronta a lottare per la sua democrazia. Vittorio Emanuele Parsi, professore di relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano e direttore dell’Alta scuola di economia e relazioni internazionali, ha spiegato quale sia il fil rouge che lega questi tre Paesi: l’ombra mortale di Mosca.
Professor Parsi, oggi si insedia ufficialmente la nuova Commissione europea. Alcuni membri ieri hanno deciso di essere a Kiev. Come colloca questa decisione?
“È un segno importante di approccio emotivo, politico e culturale. Nella speranza che l’Europa continui anche a fornire un apporto economico e militare. Kaja Kallas, la nuova responsabile della politica estera Ue, ha parlato di “ambiguità strategica“ da parte di Bruxelles, glissando, ma non escludendo l’invio di truppe”.
Abbiamo finalmente capito come si fronteggia la infowar russa e anche noi facciamo leva sulle paure di Mosca?
“Penso vada fatto un esercizio di realismo. La commissione Ue non decide il dislocamento di truppe dei singoli Stati. Penso però che, nel momento in cui si giungerà a un cessate il fuoco, l’Europa dovrà limitarsi non solo a farlo rispettare, ma anche a garantire l’indipendenza e la sicurezza ucraina. Questo significa un dispiegamento militare in grado di impedire ulteriori aggressioni da parte russa. Di certo, è importante che la Ue abbia un ruolo in questo processo. Altrimenti per lei è tutto finito. Abbiamo parlato dell’Ucraina, invasa dalle truppe russe, in una guerra convenzionale iniziata nel 2022. Ma l’influenza russa, purtroppo, è ben visibile anche all’interno della Ue. Pensiamo solo alla Romania, alle prese con elezioni parlamentari e presidenziali evidentemente viziate dall’azione di Mosca”.
La presenza di formazioni filorusse è ormai diventata un fatto strutturale, ma quali sono gli anticorpi?
“Vanno rafforzate su tutto il territorio europeo le misure di cybersecurity per proteggere i processi elettorali. Il secondo passo è un rinnovamento culturale per riportare in Europa la consapevolezza che la libertà e la sicurezza non sono garantite per sempre dalle azioni coraggiose dei nostri nonni. Ma è il compito di ogni generazione. Questo è il vero punto critico al momento. Molti europei non sarebbero disponibili a sacrificare una parte della loro vita per difendere le acquisizioni che abbiamo conosciuto noi di libertà e democrazia. Qualcuno fuori dai confini dell’Ue si sta battendo eccome. Una parte importante della società civile georgiana è in piazza tutte le sere. La protesta non accenna a diminuire, anche perché il prossimo 14 dicembre verrà eletto un presidente della Repubblica che probabilmente non verrà riconosciuto da una parte del Paese”. Quale lezione ricaviamo?
“La Georgia ci dimostra quale sarebbe il destino dell’Ucraina se smettessimo di aiutarla e la lasciassimo a Putin. La Georgia è stata lasciata a sé stessa ed è stata progressivamente infiltrata dai russi, nonostante abbia combattuto per mantenere sotto il suo controllo le repubbliche secessioniste”.
Cosa pensa del governo di Sogno Georgiano?
“Parlavano della Ue come priorità ma hanno posticipato la ripresa dei negoziati al 2028… È la cartina di tornasole di chi c’è dietro a questo governo. L’idea di una Georgia in Ue per Mosca è inaccettabile”.