Milano, 10 agosto 2022 - La calotta glaciale più grande del mondo è quella dell'Antartide orientale (Eais). Se si riuscisse a contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi come previsto dagli accordi di Parigi sul clima, sarebbe ancora possibile salvarla. Bisogna però agire in fretta, dicono gli esperti, perché il tempo sta per scadere. In un studio pubblicato su Nature, un team internazionale di esperti del clima coordinato dall'Università di Durham in Gran Bretagna ha studiato il modo in cui la calotta glaciale Eais ha risposto ai periodi più caldi del passato, oltre a esaminare dove si stanno verificando attualmente i suoi cambiamenti più importanti.
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Hanno analizzato una serie di simulazioni al computer per esaminare gli effetti dei diversi livelli di emissione di gas serra e temperature sulla calotta glaciale al 2100, al 2300 e al 2500. I risultati dimostrano che se il riscaldamento continuerà oltre il 2100, sostenuto da emissioni elevate, l'Antartide orientale potrà aumentare di diversi metri l'innalzamento del livello globale dei mari nei prossimi secoli (1-3 metri al 2300, 2-5 metri al 2500). Questo andrebbe a sommarsi agli effetti del riscaldamento globale sulla Groenlandia e l'Antartide occidentale, mettendo in pericolo milioni di persone di tutto il mondo che vivono nelle zone costiere. Al contrario, il rispetto degli accordi di Parigi potrebbe ridurre o perfino prevenire lo scioglimento della calotta dell'Antartide orientale, che contribuirebbe così all'innalzamento dei mari per meno di mezzo metro al 2500.
"Il destino della calotta glaciale dell'Antartide orientale rimane nelle nostre mani", commenta Chris Stokes, del dipartimento di geografia dell'Università di Durham. "Questa calotta glaciale è di gran lunga la più grande del pianeta: contiene l'equivalente di 52 metri di livello del mare ed è davvero importante non svegliare questo gigante addormentato. Pensavamo che l'Antartide orientale fosse molto meno sensibile ai cambiamenti climatici rispetto alle calotte glaciali dell'Antartide occidentale o della Groenlandia, ma ora sappiamo che alcune aree dell'Antartide orientale stanno già mostrando segni di perdita di ghiaccio. Le osservazioni satellitari hanno rivelato prove di assottigliamento e ritiro, specialmente dove i ghiacciai che drenano la calotta glaciale principale entrano in contatto con le calde correnti oceaniche". "Ora abbiamo una piccolissima finestra di opportunità per ridurre rapidamente le nostre emissioni di gas serra, limitare l'innalzamento delle temperature globali e preservare la calotta glaciale dell'Antartide orientale", aggiunge Nerilie Abram dell'Australian National University di Canberra. "Agire in questo modo permetterebbe non solo di proteggere l'Eais, ma anche di rallentare lo scioglimento di altre calotte importanti come quelle di Groenlandia e Antartide occidentale, che sono più vulnerabili e a rischio. Dunque è di vitale importanza che i Paesi realizzino e rinforzino gli impegni presi con gli accordi di Parigi".
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