Canberra, 10 novembre 2023 – Rifugiati non solo politici ma anche climatici. Per la prima volta nella storia, l’Australia concederà asilo a una popolazione colpita dai disastrosi effetti del riscaldamento globale. Si tratta dell’accordo raggiunto tra il governo di Canberra e quello di Tuvalu, arcipelago dell’Oceania minacciato dall’innalzamento delle acque, visto che l’altezza massima nei suoi atolli è di 4,5 metri sul livello del mare. I due paesi condividono lo stesso capo di Stato, in quanto entrambi parte del Commonwealth: re Carlo III.
"È un accordo rivoluzionario – ha commentato il primo ministro australiano Anthony Albanese – Verrà ricordato come il giorno nel quale l’Australia ha riconosciuto di essere parte di una famiglia del Pacifico, con tutte le responsabilità che ne conseguono”. Entusiasta anche il premier di Tuvalu, Kausea Natano, che ha definito il trattato come “un faro di speranza, non solo una pietra miliare, ma un gigantesco salto in avanti per la nostra comune missione nell’assicurare stabilità nella regione, sostenibilità e prosperità”.
A livello pratico, l’Australia concederà fino a 280 permessi di soggiorno all’anno per vivere, lavorare e studiare sul suo territorio ai cittadini tuvaluani. Un numero considerevole, tenendo a mente che l’arcipelago conta appena poco più di 11 mila abitanti. L’accordo prevede anche che Canberra si occupi della difesa di Tuvalu, e che il governo di quest’ultima non possa prendere decisioni di alleanza militare senza il via libera degli australiani. Infine, un’altra clausola impegna l’Australia a finanziare progetti di adattamento climatico a Tuvalu.
Il governo tuvaluano ha preso da tempo coscienza del destino probabilmente segnato delle sue terre: ha inserito nella sua Costituzione la perpetuità della cittadinanza anche nel caso di una futura mancanza fisica del territorio e intende “costruire” una versione digitale dell’arcipelago, per preservarlo quantomeno nel metaverso.
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