Roma, 7 aprile 2015 - «MATTEO RENZI ha sfasciato i conti pubblici e ha peggiorato la situazione ereditata da Enrico Letta». Luca Ricolfi, sociologo che insegna analisi dei dati all’Università di Torino, non le manda a dire.
La sua è un’analisi impietosa.
«Il problema è che i politici guardano sempre al futuro, senza considerare quello che si è fatto prima».
Letta si prende la rivincita.
«Renzi ha ereditato una situazione economica migliore sia rispetto ai tempi di Letta sia a quelli di Monti. Ciò nonostante, invece di approfittarne raddrizzando la barca, ha continuato a farla affondare».
Lo ‘sfascio’ da cosa deriva?
«I dati Istat confermano: Renzi ha aumentato la pressione fiscale e la spesa pubblica. La novità è che finge di fare il contrario».
Il ministero dell’Economia dà la colpa agli 80 euro, considerati dall’Istat come spesa e non come riduzione della pressione fiscale.
«Non cambia. Le falle nei conti pubblici hanno raggiunto il massimo storico con Renzi».
Insomma, Renzi non ha cambiato verso.
«Sì, di poltrona. Però ha un merito: con lui alcuni temi della sinistra non sono più tabù. Dalle intercettazioni all’articolo 18 fino ai giudici non più intoccabili».
Per il resto?
«Renzi è in continuità con gli altri governi. Ma racconta di abbassare le tasse e tagliare gli sprechi. E noi ci crediamo».
Renzi ha annunciato che congelerà l’aumento dell’Iva. Lei sul Def cosa si aspetta?
«Verrà sbandierato che non è stata aumentata l’Iva. In compenso il premier non dirà che cosa ci aspetta in cambio. Certo può fare il gioco delle tre carte... ma dai dati Istat non scappa».
Per arrivare a 10 miliardi tra le ipotesi c’è il taglio degli sgravi alle imprese.
«Che significa aumentare le tasse. In un Paese che ha fame di lavoro non mi pare il massimo».
Confindustria, però, sarebbe favorevole a tagliare le agevolazioni a pioggia date negli anni.
«Perché spera che il governo tagli 10-15 miliardi di trasferimenti alle imprese pubbliche. Ma Renzi mica può fermare le ferrovie».
Quindi sul Def dobbiamo attendere delle sorprese, tipo il taglio delle agevolazioni fiscali alle famiglie?
«Il taglio alle agevolazioni fiscali per le imprese non raddrizzerà le cose. Si lavorerà di cesello».
Una tecnica nota.
«I governi non è che mettono 2mila euro a famiglia in più da pagare. Ritoccano piccole cose. Ma tante gocce svuotano il mare. E nessuno se ne accorge».
Quanto varrà, quindi, la spending review di Renzi?
«Invece di sparare 10 miliardi, dovrebbe dire: faccio 5 miliardi di tagli, ma per davvero».
Se mancano 5 miliardi all’appello che cosa tirerà fuori dal cilindro?
«Dirà all’Europa di fare ancora un po’ di deficit, in cambio delle riforme. Poi ci saranno gli aumenti di tasse occulte».
Qualche esempio?
«Alcune spese deducibili non lo saranno più. Così le aliquote resteranno invariate, ma si pagheranno più imposte. Poi si scaricherà sugli enti locali la responsabilità di aumentare le tasse locali».
I sindaci sono già in rivolta.
«Gli sprechi derivano dal numero eccessivo di dipendenti, ma questi sono intoccabili. Quindi non hanno alternative, visto che giustamente il governo non aumenta i trasferimenti. E alzano le tasse».
Il Pil però cresce del +0,7%.
«Ci mancherebbe altro. Io direi +1,3%, stima degli uffici studi Confindustria. La somma dell’effetto svalutazione, quantitative easing di Draghi, Giubileo, Expo, abbassamento del prezzo del petrolio già vale da sola un punto di Pil».
Renzi è stato basso apposta.
«È in fase di pre-tweet. Dire che si cresce sotto l’1% è una dichiarazione di impotenza, ma se la previsione di partenza è 0,5% e si dice 0,7% è già un successo. Chiaramente qui si manipola tutto».
Quindi va tutto male?
«No. Ma i dati vengono usati male. Perché il governo, invece di fare annunci senza spiegare gli effetti collaterali, non sbandiera le ore di cassa integrazione crollate, le ore di lavoro aumentate e l’export extra Ue che sta andando bene?».