Martedì 18 Febbraio 2025
ALEX LUNG
Esteri

Riad sede del vertice Usa-Russia: così l'Arabia Saudita è diventata una potenza diplomatica

Dal 2015 Mohammed bin Salman ha lavorato a una serie di tentativi per rendere il suo Paese centrale sullo scacchiere internazionale. La ricetta: petroldollari, sviluppo economico, eventi sportivi e diplomazia

Roma, 18 febbraio 2025 - Sono in corso a Riad i vertici internazionali che hanno come obiettivo dichiarato la tregua in Ucraina. E’ proprio nella capitale saudita che oggi si sono incontrate la delegazione americana è quella russa, per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa. Ma come mai l'Arabia Saudita è stata scelta come sede di questi tavoli, e come è riuscita a ritagliarsi un ruolo così importante in materia di politica estera?

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Il segretario di stato Usa Marco Rubio con il principe Mohammed bin Salman a Riad (Afp/Ansa)

Mohammed bin Salman

Questa 'rivoluzione' ha un nome e cognome: Mohammed bin Salman. Si tratta del principe ereditario dell'Arabia Saudita, ma considerato da molti analisti già come il leader di fatto del Paese. A lui i meriti di averne cambiato radicalmente - almeno all'apparenza - l'immagine. Innumerevoli i miliardi spesi per lo sviluppo economico e gli eventi internazionali, soprattutto quelli sportivi. Due fattori molto utili per far passare in secondo piano le ben note violazioni dei diritti umani in atto in Arabia Saudita.

La svolta del 2019

Fino al 2018 la politica estera saudita era ben lontana dall'ottenere successi: l'inutile intervento nella guerra civile dello Yemen, un embargo contro il Qatar, il rapimento di un premier libanese e l'assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi: Bin Salman non aveva di che essere fiero, la strada doveva cambiare. La vera e propria scalata della diplomazia trova le sue origini in un evento del 2019: come ricorda National Interest, il 14 settembre di quell'anno ebbe luogo un attacco al giacimento petrolifero di Abqaiq, uno dei principali del Paese. Circa metà della produzione locale fu costretta a interrompersi. Tutto lasciava pensare a un'iniziativa iraniana: al rifiuto degli Stati Uniti di impegnarsi in ulteriori sanzioni a Teheran, Riad decise di agire da sola cercando una distensione con il regime degli ayatollah.

La stabilizzazione della penisola Araba

Dopo il Covid, fu il momento di stabilizzare la regione. Al summit del Consiglio di cooperazione del Golfo di Al Ula del 2021, fu firmata la fine dell'embargo al Qatar; pochi mesi dopo Bin Salman lavorò in prima persona per ottenere una posizione comune nei confronti dell'Iran, centrando l’obiettivo. Pochi mesi dopo, con la collaborazione di diplomatici dell'Oman, riuscì a trattare per una tregua nello Yemen con il gruppo filo-iraniano degli Houthi. Vennero poi normalizzate le relazioni con la Turchia e con Teheran.

Il ruolo di potenza diplomatica

Dietro alle vittorie diplomatiche dell'Arabia Saudita c'è la grande fiducia di Riad nel fatto che l'attuale scacchiere internazionale sia ben lontano dall'essere bipolare: è un mondo dove le potenze sono molteplici e sfaccettate, e Bin Salman vuole averne parte. Per questo intende collaborare con gli Stati Uniti, ma anche con la Russia e la Cina. A tal proposito, Riad sta coltivando rapporti economici sempre più forti con Pechino, ma consapevole che la potenza più 'pressante' in Medio Oriente sono tutt'oggi gli Stati Uniti, continua a mantenere saldi contatti anche con Washington. Una posizione intermedia che può offrire un posto privilegiato in campo diplomatico.

Gaze e l’Ucraina

Nel conflitto nella Striscia di Gaza, Riad si è ritagliata un ruolo di peacemaker, partecipando a numerosi vertici. Un ruolo inequivocabilmente attivo, come dimostrato dal secco 'niet' all'accordo proposto da Trump - quello che prevedeva l'allontanamento dei Palestinesi dalla Striscia - e dalla conseguente promessa di impegno per una bozza alternativa insieme alle altre potenze del mondo arabo. I Sauditi si stanno impegnando anche nel conflitto ucraino: non solo stanno ospitando le trattative prima citate, ma hanno anche lavorato a una serie di scambi di prigionieri tra Russia, Ucraina e Stati Uniti.

Quali risultati

Ma in materia di risultati diplomatici, sembra ci sia ancora molto su cui lavorare. Sebbene la regione della Penisola araba sia certamente più stabile che in passato, si è rinnovata la storica rivalità tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, specie per il controllo del mercato petrolifero, per l'influenza su Yemen e Sudan, e per il controllo del mar Rosso. 

Con l'Iran i rapporti sono certamente migliori e si è evitata una escalation di tipo militare, ma una distensione totale è molto lontana. La rete di infiltrati iraniani in Arabia Saudita è stata contenuta, ma non eliminata. In generale, le tregue ottenute grazie alla collaborazione dei diplomatici sauditi non si sono tradotte in una pace duratura. 

Su Gaza, Riad ha contribuito a riportare sulle agende internazionali la questione palestinese. Ma in materia, gli Stati Uniti hanno collaborato primariamente con l'Egitto e il Qatar. Sul 'fronte ucraino' nessuna proposta saudita ha avuto gli esiti considerati, ma va detto che lo stesso è accaduto per quelle di altre cancellerie. Su questo si attendono ora sviluppi, la partita diplomatica è più aperta che mai.