Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Dal ghiaccio spunta il piede dello scalatore, la scoperta sull’Everest un secolo dopo

Andrew Irvine fu il primo a raggiungere la vetta più alta del mondo? Il ritrovamento di alcuni resti potrebbe risolvere il mistero

Jimmy Chin del National Geographic immortalato sull'Everest vicino allo scarpone di Andrew Irvine. A sinistra il calzino con le iniziali dello scalatore

Jimmy Chin del National Geographic immortalato sull'Everest vicino allo scarpone di Andrew Irvine. A sinistra il calzino con le iniziali dello scalatore

Roma, 11 ottobre 2024 – Sandy Irvine e George Mallory raggiunsero la vetta dell’Everest? A distanza di 100 anni dalla scomparsa dei due alpinisti ora il mistero potrebbe essere risolto. Un team di ricercatori del National Geographic ha ritrovato uno scarpone che con tutta probabilità apparteneva al britannico Andrew Comyn Irvine, conosciuto come Sandy. Dentro ci sono i resti di un piede che grazie al ghiaccio si è conservato fino a oggi. Sarà l’analisi del Dna a confermarne l’identità ma le iniziali sui calzini lasciano poco spazio a dubbi. Il ritrovamento risale a settembre scorso ma la notizia è stata diffusa solo oggi. I familiari, già informati, si sono resi disponibili per un confronto del materiale genetico. 

Nel 1999 era stata recuperata parte del corpo di Mallory che con Irvine partecipò alla terza – fallimentare  – spedizione inglese per scalare l’Everest: ora la scoperta del National Geographic, insieme a quella di 25 anni fa, potrebbe aiutare a collocare i due alpinisti nello spazio e a capire cosa sia successo effettivamente quel giorno di giugno del 1924. Se si provasse che Irvine e Mallory riuscirono effettivamente a raggiungere la cima, allora cadrebbe il primato ufficiale del neozelandese Edmund Hillary e del nepalese Tenzing Norgay, che scalarono la vetta 30 anni dopo i due pionieri (1953). 

La scoperta 

"Ho sollevato il calzino – racconta il fotografo di National Geographic Jimmy Chin – e c’era un’etichetta rossa sui cui era cucito A.C. Irvine”. Chin e i filmaker e scalatori Erich RoepkeMark Fisher hanno subito capito la portata storica di quel momento immortalato dalle fotocamere sotto la parete nord dell’Everest. Il ghiaccio sciolto stava restituendo i resti del famoso scalatore britannico scomparso a 22 anni. 

Raggiunse la vetta? 

Chin spera che la scoperta porti pace ai familiari di Irvine. “È la prima vera prova di dove sia finito Sandy. Quando qualcuno scompare e non ci sono prove di ciò che gli è successo, può essere davvero difficile per le famiglie”. Ma il ritrovamento è senz’altro importante per tutto il mondo dell’arrampicata che aspetta di sapere se i due scalatori fecero effettivamente l’impresa. 

“Quel piede racconta tutto quello che è successo”, sostiene convinta la pronipote di Irvine, Julie Summers –  citata da Chin in un resoconto del National Geographic – che alla storia dello zio la ha dedicato un libro e che sospetta che i suo resti siano stati trascinati giù dalla montagna dalle valanghe e schiacciati dal ghiacciaio. 

La fine di Mallory e la fotocamera

Il corpo di Mallory ha permesso di avanzare ipotesi sulla sua fine. "Ho capito subito che era stato legato al suo partner e che aveva fatto una lunga caduta – scriveva Conrad Anker, l’alpinista che lo ritrovò nel 1999 – La gamba destra di Mallory era gravemente rotta e la sua gamba sinistra, illesa, era stata appoggiata delicatamente durante la frattura, suggerendo che non era morto immediatamente. La fotografia di sua moglie che Mallory aveva programmato di lasciare in vetta non era con lui”. 

Il particolare della foto fa pensare che i due compagni di spedizione salirono effettivamente in vetta. Ma per chiudere il cerchio servono il corpo di Irvine e i suoi effetti personali, soprattutto la fotocamera tascabile Kodak Vest, che portava con sé.