Mercoledì 13 Novembre 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Ressa per gli aiuti. Spari sulla folla a Gaza, morti 100 palestinesi. Israele: "Un incidente"

I profughi si erano radunati per attendere i tir, Tel Aviv dà la colpa alla calca. Hamas: "A rischio le trattative per i prigionieri". E riappare il leader Sinwar. .

Ressa per gli aiuti. Spari sulla folla a Gaza, morti 100 palestinesi. Israele: "Un incidente"

Ressa per gli aiuti. Spari sulla folla a Gaza, morti 100 palestinesi. Israele: "Un incidente"

"Il massacro della farina". È l’ennesimo orrore verificatosi ieri a Gaza City, mentre all’alba di ieri migliaia di persone affamate erano confluite sulla strada costiera, la Rashid, in attesa di un convoglio di 30 camion con aiuti umanitari. Quando gli automezzi sono apparsi è scoppiato l’inferno. Al vicino ospedale Shifa sono giunte decine di morti e di feriti. Poi il bilancio si è aggravato ancora, e altre decine di vittime sono state condotte in altri ospedali. Infine il ministero della sanità, che dipende da Hamas, ha stabilito un bilancio di 112 morti e di 760 feriti. Una strage che ha subito destato il massimo sdegno fra i palestinesi, alle Nazioni Unite e nei Paesi della zona – come Giordania ed Egitto – che sulla base di informazioni diramate da Gaza hanno accusato Israele di aver sparato sulla folla. "È stata un’esecuzione di massa" ha stabilito Ashraf al-Qudra, portavoce del ministero della sanità di Gaza. Hamas ha fatto sapere che di fronte a quel versamento di sangue i negoziati per un nuovo scambio di prigionieri subiranno un duro colpo, mentre lo stesso presidente Usa Joe Biden – che sperava invece in un accordo in tempo stretti – ha ammesso che la situazione si è ora molto complicata.

Ma sulla dinamica di quelle morti Israele ha presto fornito una versione totalmente diversa. L’ingresso del convoglio, ha spiegato, era stato organizzato dall’esercito proprio per venire incontro alla popolazione affamata nel settore nord di Gaza. Superato il posto di blocco militare nel centro della Striscia, i camion si sono addentrati di centinaia di metri, fino a raggiungere il piazzale Nabulsi, dove migliaia di persone si sono lanciate sugli automezzi per saccheggiarli. "Si è creata una calca terribile, decine di persone sono rimaste uccise o ferite, altre sono state travolte dai camion". In quella fase, dice Israele, nessun soldato ha sparato. Bande di Gaza hanno invece sparato su altri camion, per rubare gli aiuti.

Solo in un secondo tempo – secondo l’esercito – decine di palestinesi hanno cercato di raggiungere il posto di blocco israeliano, e sono stati respinti con spari in quello che è stato poi descritto come "un incidente limitato". Poche ore prima il Wall Street Journal aveva pubblicato il contenuto di un messaggio inoltrato da Gaza da Yihya Sinwar (leader dei terroristi dentro la Striscia) ai dirigenti di Hamas in Qatar. Diceva che le forze di Hamas reggono bene agli attacchi dell’esercito, e che lo hanno bloccato "in posti prestabiliti". "Un numero elevato di morti civili – avrebbe aggiunto Sinwar – non farà che accrescere la pressione internazionale su Israele perché cessi la guerra"’. E ieri Hamas ha annunciato che i morti a Gaza sono oltre 30mila. Di questi, secondo Israele, oltre 12mila sono miliziani di Hamas, e molti altri suoi fiancheggiatori.

La ecatombe avvenuta ieri a Gaza (sempre che le cifre fornite da Hamas siano attendibili) evidenzia una situazione molto allarmante: ossia il vuoto di potere civile instauratosi nella striscia dopo che Israele ha frantumato le strutture di Hamas senza aver ancora provveduto ad organizzarne di nuove, con o senza la assistenza dell’Autorità nazionale palestinese. La striscia di Gaza si avvia cioé – questo il timore – a diventare una "nuova Somalia", ossia una terra senza legge dove prevalgono bande armate. Mobilitatosi per facilitare la distribuzione di aiuti agli affamati, l’esercito israeliano è stato sopraffatto da scene di anarchia.

Al termine di una giornata drammatica (in un cui un ufficiale della polizia palestinese, in Cisgiordania, ha ucciso due civili israeliani ed è stato poi abbattuto) il premier Benyamin Netanyahu ha ribadito che solo lui, meglio di chiunque altro in Israele, è in grado di respingere le pressioni internazionali volte a costringere la cessazione della guerra e ad imbastire progetti per la costituzione di uno Stato palestinese vicino ad Israele. "Su mia iniziativa – ha esclamato – 99 deputati su 120 hanno votato contro ogni ipotesi di riconoscimento unilaterale della Palestina". Netanyahu continua dunque a lottare contro progetti simili. Ma a Gaza si sta già creando un vuoto politico allarmante che alla lunga per Israele rappresenterebbe un pericolo non meno insidioso di Hamas.