Roma, 25 febbraio 2025 – La Lega applaude al successo di AfD. Forza Italia elogia la diga alzata dalla Cdu contro gli estremisti di destra. I partiti della maggioranza hanno reagito in modo diverso alle elezioni tedesche. Quanto può pesare questa divisione? Lo abbiamo chiesto al professor Giovanni Orsina, storico e direttore del Dipartimento di scienze politiche dell’Università Luiss-Guido Carli: “Se ora si ricostruisce un governo a Berlino, e Merz riprende i fili dell’iniziativa europea, potrebbe aprirsi un problema per l’Italia che va ben oltre le divisioni tra Tajani e Salvini”, spiega.
A cosa si riferisce?
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“Merz a caldo ha fatto dichiarazioni fortemente polemiche con gli Stati Uniti di Trump: ha preso il trumpismo alla lettera, dicendo in buona sostanza che ‘la nuova amministrazione si disinteressa dell’Europa, dovremo fare da soli’. Se la frattura atlantica dovesse approfondirsi, l’Italia potrebbe dover decidere da che parte stare. E sarebbe una scelta dolorosissima”.
Evitata finora dalla premier.
“Ha preso una posizione saggia. Esasperare il conflitto con gli Usa, adesso, non mi sembra opportuno: la confusione è grande e i punti di caduta lontani e poco chiari. Fa bene la premier a muoversi con cautela”.
Ma i risultati tedeschi vanno bene o male al governo?
“A conti fatti, non mi pare che vadano male al governo: intanto, è nell’interesse italiano che ci sia stabilità in Germania e che ci sia una Germania in grado di svolgere il suo compito. E poi ha vinto Merz, leader di un partito di centrodestra come la Cdu. Un partito, per altro, che non è più quello della Merkel, e che su molti temi ha preso posizioni non distanti da quelle dell’esecutivo italiano: basti pensare all’immigrazione. La Germania di Merz e l’Italia di Meloni possono convergere su tanti argomenti, il punto cardine è il rapporto con gli Stati Uniti: qui potrebbe nascere il problema”.
E per l’Europa?
“Va benissimo che ci sia un governo a Berlino solidamente europeista: meglio di così, date le premesse, non poteva andare”.
Quante possibilità ci sono che Europa e Usa trovino una posizione comune sull’Ucraina visto ciò che è successo ieri in sede Onu e di G7?
“Ci sono tanti segnali poco confortanti, e ripetuti. Ma la partita è soltanto all’inizio. Dobbiamo prepararci al peggio, ma non ha senso accelerarne l’avvento cedendo al catastrofismo”.
Passiamo alla Germania: ce la faranno Cdu e Spd a governare insieme?
“La Cdu è molto più forte e ha un mandato – che per altro riguarda l’intero sistema politico – a cercare di riassorbire i voti dell’AfD, dunque il governo dovrà prendere posizioni di destra su certi temi, come appunto quello migratorio, e questo potrebbe mettere in difficoltà i socialdemocratici. Ciò che può agevolare la coalizione è il fatto che il governo dovrà spendere soldi: mettendone una parte sul welfare la Spd si potrebbe intestare l’operazione. Tutto sommato, non mi pare impossibile che si trovi un mix fra le rispettive esigenze”.
Quanto sarà difficile per Merz tirare fuori la Germania dalla crisi economica?
“Merz deve ripensare il modello tedesco che si basava su energia a buon prezzo dalla Russia, penetrazione del mercato cinese e automotive. Deve immaginare modelli produttivi diversi e uno sviluppo del mercato interno. È difficilissimo, ma ne va del futuro di tutta l’Europa”.
La marcia di AfD è uscita rallentata dalle urne?
“Sì, ma l’insoddisfazione che spinge gli elettori a votare AfD ha radici profonde: ci sono pezzi di paese molto scontenti. È un gioco già visto in altri paesi: i populisti salgono e scendono, ma il trend è crescente”.
È uso comune definire l’AfD partito neonazista. È davvero così?
“No, mi pare che questa definizione sia frutto di grande pigrizia mentale. Fermo restando che nel partito ci sono frange radicali e opinioni inaccettabili, il quadro mi pare molto più complesso. Come spesso accade con questi partiti, rappresenta disagio, insoddisfazione e timore. Liquidare tutto questo come neonazismo non aiuta a capire”.
È possibile che tra quattro anni arrivi al governo?
“Dipende se il governo Merz riuscirà a rispondere a questa insoddisfazione”.