Sabato 27 Luglio 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

Raisi, corsa alla successione. Dall’intelligence ai negoziatori: in pole c’è il figlio di Khamenei

Mojtaba, legato ai pasdaran, punta anche all’incarico di Guida suprema che il padre (malato) potrebbe lasciare. Sgomitano i politici più giovani come il sindaco di Teheran. La lista dei papabili per le elezioni

Roma, 21 maggio 2024 – L’uomo del regime iraniano che all’ombra del padre domina lo scenario aperto dalla morte del presidente Ebrahim Raisi è Mojtaba Khamenei, 53 anni, il figlio della Guida suprema. Dietro le quinte ha accresciuto negli anni la sua influenza nella cerchia ristretta che sta attorno al Grande ayatollah Ali Khamenei. Vicino ai pasdaran, è il numero uno dell’ufficio della Guida, il Beit- e Rahbari, una istituzione-ombra chiamata a valutare la conformità delle decisioni prese dagli organi politici ai principi che hanno ispirato la rivoluzione iraniana e al volere della Guida Suprema.

A Teheran la cerimonia per Raisi
A Teheran la cerimonia per Raisi

Mojtaba sarebbe il candidato più autorevole alla successione di Raisi, se non fosse in prima linea nella corsa alla massima carica della teocrazia. Il padre ha 85 anni e da tempo circolano voci, sempre smentite ufficialmente, su una sua grave malattia. Secondo il giornale on line Middle east eye un altro aspirante alla presidenza del Parlamento potrebbe essere l’ultraconservatore Ali Reza Panahian, 58 anni, un religioso che nel 2009 ha fondato il centro di ricerca Ammar. Il 2009 fu segnato dalle proteste di piazza dell’Onda verde, il movimento che contestava la rielezione alla presidenza di Mahmud Ahmadinejad. La creatura di Panahian ebbe un ruolo di primo piano nel fornire ai Pasdaran preziose informazioni sulle proteste.

Un secondo concorrente di peso nella corsa alla presidenza è Saeed Jalili, 59 anni, diplomatico, già segretario del Consiglio Supremo di sicurezza nazionale dal 2007 al 2013 e ora membro del Consiglio per il discernimento delle opportunità, un’assemblea consultiva della Guida Suprema incaricata di mediare tra Parlamento e Consiglio dei Guardiani nel caso in cui sorgano contrasti tra le due istituzioni. Jalili ha negoziato sul nucleare iraniano ed è stato vice ministro degli esteri per gli affari europei e americani. Nel 2021 si è candidato per la presidenza, ma si è ritirato per lasciare il passo a Raisi. Durante la guerra fra Iran e Iraq fu membro dei corpi volontari Basij.

Un altro esponente della teocrazia accreditato è il presidente del Parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf, 62 anni, già sindaco di Teheran. Secondo il portale Iranwire , gode dell’appoggio dei Guardiani della rivoluzione. L’ex ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif potrebbe invece essere in lizza se il governo volesse affrontare le crisi di politica estera e interna.

Ali Larijani, un altro possibile pretendente, non ha passato il vaglio del Consiglio del discernimento nel 2021. Hossein Dehghan, attuale capo della Fondazione Mostazafan, ha dimostrato di avere la fiducia del governo e, come Ghalibaf, ha il sostegno di alcune componenti dell’esercito. Un altro nome in circolazione è quello dell’attuale ministro della Cultura e del Turismo Ezzatullah Zargami.

Anche molti giovani politici ambiziosi, come il sindaco di Teheran Alireza Zakani e il ministro delle Strade Mehrdad Bazrpash, hanno manifestato interesse per la presidenza. Il vicepresidente Mohammed Mokhber è diventato ora capo dell’esecutivo e dovrà organizzare nuove elezioni per la presidenza che dovrebbero tenersi il 28 giugno. Il vice ministro degli esteri Ali Bagheri Kani è stato nominato capo della diplomazia degli ayatollah. La Guida Suprema ha annunciato cinque giorni di lutto nazionale.