Cosa succede ora? Secondo la Costituzione della Repubblica Islamica, se muore un presidente in carica, subentra il primo vicepresidente, che, dopo la validazione dell’ayatollah Khamenei, può fare le funzioni del presidente. Ma si tratta di una situazione temporanea. Un consiglio composto dal primo vicepresidente, dal presidente del Parlamento e dal capo della magistratura deve organizzare l’elezione di un nuovo presidente entro un periodo massimo di 50 giorni. Raisi è a tutti gli effetti un uomo di Khamenei. Sarà importante capire se i Guardiani della Rivoluzione riusciranno a piazzare un loro candidato.
Israele bolla l’incidente dell’elicottero su cui viaggiava il presidente Ebrahim Raisi con un secco "no comment", sottolineando la propria estraneità. Le cancellerie europee e la Gran Bretagna tacciono, e gli Usa si limitano a una fredda dichiarazione. Ma nel mondo musulmano e di quella cordata di Paesi per qualche motivo avversa all’Occidente, è un tripudio di solidarietà e offerte di aiuto. La prima reazione ad arrivare è stata quella dell’Azerbaigian, dove il capo di Stato si era recato a inaugurare una diga. "Oggi – ha scritto il presidente azero, Ilham Aliyev su X – dopo aver salutato amichevolmente il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Ebrahim Raisi, siamo rimasti profondamente turbati dalla notizia dell’atterraggio di fortuna in Iran di un elicottero con a bordo i vertici della delegazione. Tutte le nostre preghiere sono per il presidente Ebrahim Raisi". Aliyev ha più di un motivo per mostrarsi sinceramente dispiaciuto. L’Azerbaigian è in pessimi rapporti con l’Iran perché acquista materiale bellico da Israele e questo viaggio doveva essere l’occasione per avviare una distensione delle relazioni.
Gli Stati Uniti hanno dichiarato di "seguire con attenzione gli aggiornamenti sul possibile atterraggio di emergenza dell’elicottero che trasportava il presidente iraniano e il ministro degli esteri" e che il presidente Biden "è stato informato della situazione". La Russia ha espresso "preoccupazione" per l’incidente di cui Raisi è stato vittima e "vicinanza" al popolo iraniano, dichiarando di essere pronta a mettere a disposizione tutti i mezzi necessari per i soccorsi. Un messaggio analogo è arrivato dalla Turchia, che con l’Iran è in ottimi rapporti commerciali e con il quale condivide la posizione su Hamas e Israele. Per Ankara ha parlato prima il ministro degli Esteri e poi il presidente Recep Erdogan, che ha dichiarato di "seguire con tristezza gli aggiornamenti sull’incidente", definendo quello iraniano un "popolo fratello".
In tutto il Medio Oriente, e più in generale nel mondo islamico, sono comparse reazioni di solidarietà e offerte di aiuto. La più significativa è sicuramente quella dell’Arabia Saudita, non solo per l’importanza di Riad sullo scacchiere regionale, ma anche perché fra le due nazioni non corre buon sangue a causa della diversa appartenenza all’Islam: sciita l’Iran, sunnita l’Arabia Saudita. Da Riad hanno fatto sapere che "sono pronti a mettere a disposizione di Teheran tutto quello che può servire per reperire il velivolo e aiutare i soccorsi". Il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha espresso "profonda preoccupazione" per le notizie relative all’incidente. "Siamo solidali con il popolo iraniano in questo momento di angoscia e preghiamo per il benessere del presidente e del suo entourage" ha dichiarato. Shehbaz Sharif, il primo ministro pakistano. L’Iraq ha messo immediatamente a disposizione la Mezzaluna Rossa per aiutare nei soccorsi.