Venerdì 22 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Esteri

Il vertice e il Cdm, oggi via libera a Raffaele Fitto commissario Ue. Ma sul tavolo resta il nodo autonomia

Meloni vedrà Tajani, Salvini e Lupi. Al centro dei dossier anche le pensioni. Il leader FI da Ursula tratta sulla vicepresidenza

Raffaele Fitto e Giorgia Meloni

Raffaele Fitto e Giorgia Meloni

Roma, 30 agosto 2024 – Dopo un’estate di guerriglia, i leader della maggioranza si incontrano oggi alle 10. Presenze certe al piano nobile di Chigi la premier, i due vicepremier e Maurizio Lupi di Noi Moderati: possibile qualche altro invito. Tajani arriva all’appuntamento fresco di un innegabile successo diplomatico: l’appoggio del Ppe a una presenza italiana ai vertici della Commissione europea. Ieri il leader azzurro ne ha parlato direttamente con Ursula von der Leyen a Bruxelles: non è riuscito a strapparle la promessa di una vicepresidenza esecutivo per Raffaele Fitto, che verrà indicato oggi ufficialmente dal Cdm come commissario italiano, ma non si è trovato neppure di fronte a un rifiuto categorico. «Io ci spero e spero anche in un portafoglio importante», dice di ritorno nella Capitale. Conta sul sostegno che gli ha promesso il presidente Manfred Weber: «Siete un Paese chiave dell’Unione, noi lavoriamo per garantirne il peso degli altri».

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Sia nel vertice sia nel Consiglio dei ministri che seguirà a ruota alle 13, Giorgia Meloni auspica che si parli solo di legge di bilancio: spese poche e coperture per il momento anche più scarse, come ha toccato con mano ieri nel faccia a faccia con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. La premier farà un discorso molto simile a quello dell’anno scorso: «Le risorse sono esigue, bisogna utilizzarle al meglio. Non possiamo concederci sbandamenti per andare dietro a misure di bandiera». Anche se rispetto alle due finanziarie già varate, tutto è diventato più difficile con il ritorno del Patto di stabilità e la procedura d’infrazione. Dovrà dunque gelare molte ambizioni, soprattutto quelle della Lega con le sue richieste di quota 41 per le pensioni e di flax tax per i redditi fino a 50mila euro. Costi esagerati, violerebbero il principio sacro delle parsimonia. Per quanto ostici siano i conti – nella maggioranza oltre a confidare nell’aumento delle entrate, si rincorrono voci di nuove privatizzazioni – la premier preferisce affrontare questi che almeno sono imposti dalle circostanze e uguali per tutti, piuttosto che scendere sul terreno minato della politica.

Ma Salvini e Tajani, non sembrano avere intenzione di chiudere le polemiche estive. Da via Bellerio diffondono l’auspicio di trovare «compattezza e serenità nella maggioranza dopo aver assistito a troppe fibrillazioni». Un pronunciamento pacifico in apparenza: nei fatti è la richiesta a Tajani di mettersi il bavaglio e rinunciare a ogni velleità. L’azzurro non ci pensa per niente: lo ius scholae è effettivamente finito nel congelatore, ma il vero obiettivo della campagna estiva di Forza Italia era l’autonomia differenziata e su quel punto Tajani è intenzionato a passare all’offensiva. Come? Con la richiesta di avviare ogni negoziato solo quando i Lep saranno definiti e finanziati. Rinvio per tutte le materie, non solo per quelle senza livelli essenziali delle prestazioni che potrebbero essere assegnate già a partire da ottobre, obiettivo leghista.

Tajani motiverà la proposta con la necessità di non fare sbagli clamorosi in vista del referendum, sempre che la Corte costituzionale non lo affossi. È un invito alla prudenza che suona pure come un monito: se si arriverà al referendum la maggioranza sarà tutt’altro che compatta, anzi molti prevedono una guerra di tutti contro tutti. È difficile credere che un Salvini già in grosse difficoltà possa accettare un rinvio che i governatori del Nord interpreterebbero come ignominioso tradimento, né lo spingono a conciliare le parole di Weber disposto ad appoggiare il «governo Meloni-Tajani» a condizione di tenere nell’angolo ’l’impresentabile’ leghista e Patriota. Sul tavolo c’è anche l’eterno nodo delle concessioni balneari. Del decreto legge che il ministro Fitto sta limando se ne parlerà al prossimo Cdm, ma è possibile che già stamani volino scintille. Anche perché in agenda c’è un altro tema lacerante: quello delle nomine Rai.