Roma, 1 maggio 2024 - Il mondo è nato da uno sguardo. Il mondo rinasce negli occhi di ogni bambino, come se prima non fosse successo niente. Nel vuoto illimitato dei tetti di lamiera, dentro gli sfregi delle bombe, i bambini del campo profughi di Rafah evadono davanti a un cartone di Tom e Jerry. Proiettato su un lenzuolo stropicciato, appeso a una cancellata vicino alla scritta rovesciata dell’Unicef. Sono schiacciati in oltre un milione in uno spazio sovraffollato, stremati dalla fame e dalla malattia. Senza casa, senza appigli, vedono la morte vicina ma ritrovano le emozioni primarie della vita nel gioco di colori del loro cinema Paradiso. Fuori dal contesto, sembrerebbero le scene di un centro estivo. Indossano magliette colorate, pantaloni della tuta troppo grandi. È un fermo immagine ma è chiaro che i piedi si agitano nella polvere, qualcuno infilato nei sandali logori, qualcuno scalzo. Alzano le braccia, spalancano la bocca e sorridono. Come i giovani adulti che provano a farli divertire con il topolino di un altro secolo o la magia di Frozen.
Dopo mesi di terrore si infilano dentro un’altra storia come i nostri figli nelle multisale con le poltrone comode e i popcorn. Fanno scudo a un proiettore montato su uno sgabello dietro a uno sfondo gonfio di nuvole scure. La precarietà del presente per un attimo non li riguarda più. "Inventa o ti divoro", minacciava la Sfinge. L’infanzia lo sa: senza l’invenzione permanente la vita si irrigidisce, sprofonda nel nulla. Poi bastano un pallone di stracci, un roditore e un gatto che in fondo si vogliono bene.
A Rafah ci sono moltitudini di bambini intrappolati. Provano ad andare a scuola per non dimenticare quello che hanno imparato, fanno festa di fronte al telone che reinventa una possibilità a colori. Non sono ancora perduti. Nello stato di grazia delle immagini traballanti il mondo si alza dal caos e dal limbo dell’assenza, tutto è ancora possibile. A Rafah, che passa per la Shangri-La degli sfollati, un posto sicuro, non è stato risparmiato nemmeno il cimitero e anche i più piccoli sono fantasmi avvolti in lenzuola impregnate di sangue. Orfani, ustionati, traumatizzati. Però salvi nel giardino immaginario di quel cinema fatto di niente, anche se il vento strapazza lo schermo.
La direttrice dell’Unicef Catherine Russell invita a considerare che tanti, in mezzo a quel pubblico, domani potrebbero non esserci più. Oltre l’87% di tutti gli edifici scolastici della Striscia sono stati danneggiati o distrutti, secondo le stime del Cluster Istruzione, di cui fa parte l’Unicef. Restano qualche ospedale, un mercato, un sistema idrico. Ma per quanto? Eppure Tom e Jerry che litigano sono proprio uno spasso, per qualche ora va tutto bene. Lo sguardo del bambino inventa un patto di solidarietà, inventa e placa la Sfinge.
Non capisce l’adulto, ma lo osserva mentre aggiusta la messa a fuoco. Chiede un’altra inquadratura e un’altra ancora, diventando l’unica vedetta del lieto fine.
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