"Vale la pena lottare". Così dice Olaf Scholz parlando a New York con i giornalisti che gli chiedono delle elezioni di domenica in Brandeburgo, dove la sua Spd ha messo a segno una rimonta sulla quale nessuno avrebbe scommesso, superando per un soffio l’ultradestra dell’AfD. "Abbiamo avuto un bel risultato e faccio gli auguri al governatore Dietmar Woidke", riescono ancora a strappagli i cronisti accreditati all’Onu. In realtà si capisce che il cancelliere non ha gran voglia di parlare del Brandeburgo: preferisce dare una stoccata alla scalata di Unicredit sulla tedesca Commerzbank ("si tratta di attacchi non amichevoli") e rispondere picche alle critiche sulle limitazioni all’uso delle armi tedesche su territorio russo ("una posizione non negoziabile").
I motivi di tanta ritrosia sono presto spiegati: primo, se è vero che l’Spd è riuscita a confermarsi primo partito nel Land dell’ex Ddr, il secondo posto dell’ultradestra estremista con il 29,2% dei voti rappresenta comunque un risultato-tsunami con il quale è difficilissimo fare i conti. Foss’anche solo perché l’AfD con il terzo dei seggi ora dispone del cosiddetto blocco della minoranza che le permette di ricattare il governo del Land: i leader dell’ultradestra hanno già fatto sapere che ogni volta che sarà necessaria una maggioranza qualificata pretenderanno in cambio il sostegno ai propri progetti di legge, a cominciare dai piani di "espulsioni di massa" dei migranti.
Non bastassero questi cortocircuiti, è un fatto che quel 30% dell’Spd è costruito su un mucchio di macerie politiche: gli alleati Verdi sono finiti fuori dal Landtag, i conservatori della Cdu si sono trovati a rincorrere il neonato Bsw, la formazione rossobruna di Sahra Wagenknecht, e le prime offerte di negoziati presentate dai socialdemocratici sono già state respinte. Non va meglio a livello nazionale: Scholz non può intestarsi il successo in Brandeburgo (per giudizio unanime il copyright è del governatore Woidke) e così i molti dubbi su una sua seconda corsa alla cancelleria non si stanno sciogliendo, anzi. Tanto che gli alleati liberali a urne ancora calde hanno lanciato un ultimatum: "Se non si troveranno soluzioni ai temi delle migrazioni e dell’economia il governo non arriverà a Natale", ha detto il vicepresidente Fdp Wolfgang Kubicki.
Intanto i militanti dell’AfD festeggiano: al comitato elettorale brandeburghese hanno intonato una canzone che inneggia alla deportazione di massa dei migranti. La polizia di Potsdam si è vista costretta ad aprire un’indagine: l’ipotesi di reato è incitazione all’odio.