Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Quattro dossier per la pace in Ucraina: le proposte di Kiev, Mosca, Cina e Brasile

Da Pechino ai Paesi africani: il mondo cerca una soluzione al conflitto. La Russia: "Sul tavolo proposte che possono funzionare"

Roma, 18 giugno 2023 – La Russia "è aperta al dialogo con chiunque chieda la pace" ha detto il presidente Vladimir Putin incontrando a San Pietroburgo una delegazione di capi di Stato africani che gli hanno presentato un piano per avviare una mediazione sull’Ucraina. "Accogliamo con favore l’approccio equilibrato degli amici africani alla crisi ucraina", ha proseguito lo zar. "Alcune proposte di pace potrebbero funzionare", afferma la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. La proposta africana si aggiunge a quella brasiliana e ai tentativi turchi, sauditi, all’azione del Vaticano, che per ora si muove su un piano puramente umanitario, al documento cinese, alla proposta di pace ucraina e alla nota posizione russa.

Un soldato ucraino in uno dei villaggi riconquistati nel Donetsk (Ansa)
Un soldato ucraino in uno dei villaggi riconquistati nel Donetsk (Ansa)

"C’è un certo attivismo diplomatico – osserva il professor Giorgio Cella dell’Università Cattolica di Milano, autore di ‘Storia e geopolitica della crisi ucraina’ – ma è chiaro che la eventuale trattativa non può prescindere dall’evoluzione delle dinamiche militari. Tutto dipenderà dagli esiti del campo di battaglia. Adesso è in corso la controffensiva ucraina. Solo dopo, alla fine del 2023, si delineerà una situazione più chiara e si potranno capire le dinamiche e chi avrà il coltello un pò più dalla parte del manico potrà cercare di affermare le proprie posizioni, mentre chi è più debole farà concessioni. Perché si tratterà, certo, ma non nei prossimi mesi". "Putin – prosegue Cella – cerca di prolungare la guerra contando sulla stanchezza dell’Occidente, ma il suo calcolo che l’elezione di Trump potrebbe ridurre il sostegno all’Ucraina, mi pare irrealistico. Dubito che se vincessero i repubblicani il supporto a Kiev verrebbe meno. Al massimo ci potrà essere una rimodulazione degli aiuti o una maggiore disponibilità a un compromesso. Non oltre".

L’obiettivo di Kiev

"La proposta di pace ucraina – osserva il professor Giorgio Cella – è chiara, prevede la riconquista dei confini del 1991, l’ingresso nella Nato, compensazioni economiche e sanzioni per chi ha commesso crimini di guerra. È ovviamente inaccettabile per Mosca, ma sulla sua flessibilità dipenderà da come andrà la controffensiva ucraina. Se dovesse in buona parte fallire, gli obiettivi potrebbero essere ridimensionati, a partire dalla Crimea e dalle compesazioni. Altrimenti resterebbe sostanzialmente quella"

Mosca non cede sulle conquiste militari

"La posizione russa – sostiene il professor Cella – è garantirsi la sovranità sulla Novorossiya, grossomodo confermando la sovranità sulle regioni conquistate, se non integralmente sulle regioni annesse. Se la controffensiva ucraina andasse particolarmente bene, a Mosca potrebbero ragionare sulla cessione dell’Oblast di Kherson, ma mantenendo un ponte con la Crimea. E naturalmente per il Cremlino è essenziale scongiurare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Oltre questo, Putin non vuole andare: tenersi solo la Crimea e parte del Donbass è per lui improponibile".

La Cina è ambigua

"La Cina a un anno dalla guerra – osserva il professor Cella – ha fatto uno storico passo in avanti palesandosi come protagonista della ricerca della pace. Pechino si tiene le mani libere, nel suo documento riconosce la sovranità nazionale ma è tatticamente generica sulle regioni annesse dalla Russia, riconosce la richiesta di Mosca di una Ucraina fuori dalla Nato e il congelamento del conflitto, inaccettabile per Kiev, ma dice no all’uso di armi nucleari. È un primo passo, che comunque segnala una volontà di protagonismo".

Lula e gli africani

La proposta africana prevede il ritiro dei russi, la fine delle sanzioni e la cancellazione del mandato d’arresto di Putin. E l’Ucraina fuori dalla Nato, chiesta anche dal piano brasiliano, assieme alla concessione della Crimea, in cambio del ritiro russo. “Anche se non sarà accolta perché questi Paesi non hanno una forza negoziale tale da imporsi – osserva il professor Giorgio Cella – è a parole apprezzata da Putin, che punta ad accrescere il proprio status con i Paesi non allineati”.