Roma, 28 ottobre 2023 – Mentre la "nuova fase" della guerra di Israele contro Hamas fa tremare la terra a Gaza, cresce l’apprensione per i 14 italiani bloccati nella Striscia. Dopo una notte di fuoco con pesanti attacchi via terra, aria e mare le comunicazioni sono al collasso e da ieri mattina contattarli è impossibile. Anche l’Onu e le agenzie umanitarie internazionali fanno sapere di aver perso i contatti con i loro staff.
"Stanno bombardando anche qui intorno a Rafah. Speriamo che non decidano di colpire anche questa sede dell’Unwra. Siamo sempre qui al campo, chiusi dentro un garage dal quale non ci fanno uscire fuori". Questo il breve messaggio inviato due giorni fa ai suoi colleghi da Giuditta Brattini, 65 anni, cooperante veronese di Gazzella Onlus, tra gli italiani ancora confinati nel sud della Striscia in una scuola dell’Unwra che, a oggi, accoglie circa 20mila rifugiati. "Siamo riusciti a sentirla per l’ultima volta venerdì, una comunicazione di due minuti in cui si sentivano i bombardamenti di sottofondo. Da ieri mattina non hanno più connessione e, da quanto ci ha detto, probabilmente tra poco rimarranno anche senza acqua. Sono bloccati a Rafah ma non abbiamo più notizie sulla loro situazione" spiegano da Gazzella Onlus.
“I 14 italiani che sono nella Striscia, sono tutti sotto la Linea Rossa. Sono tutti salvi, la situazione nel Sud della Striscia di Gaza, verso il valico di Rafah, è abbastanza tranquilla" ha detto ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Pur confermando che "purtroppo le comunicazioni sono interrotte" Tajani ha fatto sapere che ieri mattina una di loro – "attraverso una strana triangolazione con una unica Sim che funziona nella zona di Rafah" – è riuscita "a fare arrivare un messaggio positivo al nostro Consolato a Gerusalemme".
"La nostra priorità – ha assicurato il vicepremier – è quella di riportarli tutti e 14 a casa. Il nostro Consolato al Cairo sta parlando con gli americani, con gli egiziani e con gli israeliani per vedere come si può fare per andare a recuperarli quando si deciderà di far uscire dal valico di Rafah i non palestinesi. Non si sa quali siano i tempi. Si sta trattando ma loro uscita non dovrebbe essere imminente".
Il piano prevede che dal valico di Rafah arrivino al Cairo dove riceveranno assistenza all’ospedale italiano prima di rientrare in Italia. "Abbiamo da parte delle autorità egiziane tutte le garanzie di sostegno per i nostri 14 connazionali e i 5 loro familiari non italiani" ha spiegato il ministro. Ma l’accordo per una "pausa" dai combattimenti che permetta l’ingresso di aiuti umanitari e l’uscita degli operatori internazionali appare ancora lontano. "Tajani ha detto che stanno facendo di tutto per questi italiani e che li faranno uscire quando sarà possibile. Secondo noi non stanno facendo assolutamente nulla" replicano da Gazzella Onlus.
Nel frattempo la situazione nella Striscia si fa sempre più critica anche sul fronte sanitario. A causa del taglio della corrente, operato da Israele fin dai primi giorni dell’attacco a Gaza, "negli ospedali – spiega Brattini nel suo ultimo video, registrato mercoledì scorso – si lavora solo con il carburante che però oramai scarseggia e Israele ne blocca l’ingresso". Sempre a causa dell’assenza di corrente – prosegue la cooperante – "il depuratore non filtra più le acque e questa situazione sta causando epidemie di vario genere".
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