Roma, 4 marzo 2025 – Sei, al massimo nove mesi. È quanto, secondo gli analisti, potrebbe resistere l’Ucraina senza le armi americane. Indicativamente, per i più ottimisti, potrebbe arrivare subito dopo la fine dell’estate. Ma dire ‘aiuti americani’ significa anche tenere conto di due altri aspetti: quello finanziario e quello delle telecomunicazioni.
Partiamo dalle armi. Dagli Stati Uniti arriva il 30% delle armi usate da Kiev. Il 40% viene prodotto in Ucraina e il rimanente 30% arriva dall’Unione Europea. Washington fornisce anche la maggior parte dei proiettili di artiglieria, particolarmente importanti per una guerra che si sta combattendo sul campo. Siamo a 3 milioni contro 1,2 milioni forniti dalla Ue e mezzo milione inviato dal Regno Unito. Se per quanto riguarda i proiettili, Kiev ha cercato di sottoscrivere accordi con altre aziende per recuperare questo deficit. Resta però il problema di armi particolarmente strategiche come i missili Patriot, che in questo momento sono forniti soprattutto da USA e Germania.

Capitolo aiuti finanziari. Fino a questo momento, contrariamente a quello che afferma il presidente Usa, gli aiuti di Washington e Bruxelles si equivalgono sostanzialmente con 64 miliardi di dollari spesi dagli americani e 62 spesi dagli europei.
Capitolo satelliti: qui sono i dolori più grossi. In questo momento, l’Ucraina si avvale di Starlink, di proprietà di Elon Musk, a capo del DOGE e fedelissimo del presidente Trump, che ha più volta minacciato di staccare la copertura. In questo caso, l’Ucraina avrebbe come alternativa Oneweb, che però ha una copertura inferiore e costa molto di più rispetto a Starlink. Vanno inoltre considerati gli scambi di informazioni con l’intelligence. La mancanza di quelli americani provocheranno un indebolimento ulteriore dell’Ucraina sul campo. Mosca, se non subentreranno sostituti, sa che è solo questione di tempo prima della capitolazione del Paese.