Venerdì 22 Novembre 2024
ANTONIO DEL PRETE
Esteri

La strategia di Putin: guerra, repressione, plebiscito. La storica: “Così inizia il terrore”

Carolina De Stefano (Luiss): al Cremlino non interessa più mantenere una finzione elettorale. "Le reazioni europee non spaventano lo zar, che vuole rendere il suo regime ancora più autoritario"

Roma, 22 febbraio 2024 – La guerra in Ucraina, l’eliminazione di Alexei Navalny, il plebiscito di marzo. Un passo dopo l’altro verso la stagione del terrore. È questa la strategia di Vladimir Putin, secondo Carolina De Stefano, docente di Storia e politica russa all’Università Luiss Guido Carli di Roma.

Navalny non avrebbe fatto più comodo da vivo a Putin?

"Assolutamente no, bisogna entrare in una nuova logica. Al Cremlino non interessa più mantenere una finzione elettorale. Il regime putiniano non ammette nessuna forma di dissenso, non poteva quindi tollerare un oppositore credibile che oltretutto nel tempo è diventato un simbolo".

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Perché farlo uccidere ora?

"Tra meno di un mese ci sarannno le elezioni presidenziali: c’è un legame diretto tra l’uccisione di Navalny e il voto del marzo prossimo. Non a caso Putin evita di mostrare il corpo del dissidente: vuole evitare di dare fiato a qualsiasi forma di resistenza, come per esempio potrebbe accadere in occasione del funerale".

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La reazione di una città occidentale, Berlino, alla morte di Navalny
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La reazione internazionale non preoccupa lo zar?

"Non più, ed è così da tantissimo tempo. Qualsiasi reazione esterna non avrà alcun impatto sugli equilibri interni. E di certo allo zar non interessano le rimostranze delle cancellerie europee, con le quali ormai il conflitto è aperto".

A marzo ci saranno le presidenziali russe e a giugno le elezioni europee. Qual è la strategia di Putin in vista del voto?

"Il presidente russo guida un regime autoritario in stato di guerra da due anni. E ora apre una stagione di terrore".

Come dobbiamo interpretare le diverse interviste rilasciate dal presidente russo nell’ultimo periodo?

"Putin ha accettato di parlare solo per ripetere come un mantra la ricostruzione piena di errori storici che dal suo punto di vista giustifica l’invasione dell’Ucraina, una nazione che per lui non esiste. Non ci sono elementi nuovi nelle sue dichiarazioni recenti come quelle rilasciate al giornalista americano Tucker Carlson".

Come si inserisce l’operazione ucraina in questa strategia?

"La guerra ha giocato un ruolo fondamentale. È stato uno strumento per rafforzare Putin all’interno e giustificare il terrore. Più la guerra va avanti più il regime diventa autoritario".

Nei prossimi mesi si voterà sia in America sia in Europa. Sugli aiuti occidentali a Kiev pesa il fattore elettorale?

"Non credo".

Le sanzioni producono più danni per l’economia russa o benefici per la propaganda del Cremlino?

"Nel breve termine l’economia russa si è riconvertita, ma nel medio e lungo termine le restrizioni produrranno danni, vedremo il logoramento del sistema".

Qual è l’obiettivo di Putin in Ucraina?

"In un primo tempo imporre una resa a Zelensky per impadronirsi dei territori che hanno accesso al mare. Ma l’obiettivo ultimo dello zar è controllare le dinamiche politiche di Kiev".