Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Putin intervistato da Tucker Carlson: “L’Ucraina aveva già firmato per la pace, poi Johnson la fece saltare”. Biden o Trump? “Ho un buon rapporto con Donald”

Il presidente russo è stato intervistato per 2 ore dal giornalista americano ex Fox news. Secondo lo zar l’Ucraina è uno stato artificiale, voluto dai bolscevichi: “Gli ucraini si sentono russi”

Roma, 9 febbraio 2024 - Un monologo di Vladimir Putin, questa è stata la tanto attesa intervista, durata due ore, del discusso giornalista Tucker Carlson, ex di Fox news e sostenitore di Donald Trump. Per Putin la guerra in Ucraina potrebbe finire subito, se la Nato smettesse di rifornire armi a Kiev. Quindi il Pentagono dovrebbe accettare le conquiste militari di Mosca in Ucraina, e non dovrebbe temere un’espansione russa verso altri Paesi come Lettonia o Estonia.

Putin: russi e ucraini stesso popolo

Il presidente russo non ha dubbi: "La sconfitta della Russia in Ucraina è impossibile per definizione", e comunque è stata l'Ucraina a volere la guerra, gettando al vento un accordo quasi raggiunto per seguire le indicazioni battagliere dell'Occidente. Comunque secondo lo zar prima o poi "Russia e Ucraina prima o poi troveranno un accordo". Durante l'intervista a Carlson, pubblicata sul sito del giornalista americano, il presidente russo ha assicurato che è possibile arrivare a "una soluzione per la situazione in Ucraina per via negoziale", ricordando a Carlson la storia del popolo russo e ucraino, un unico popolo per Putin ("I bolscevichi hanno creato l'Ucraina sovietica, che fino ad allora non esisteva affatto. L'Ucraina è uno stato artificiale", le sue parole): "Gli ucraini ancora oggi si sentono russi, in quello che accade c'è un elemento di guerra civile."

Il giornalista Tucker Carlson intervista Vladimir Putin
Il giornalista Tucker Carlson intervista Vladimir Putin

Pace quasi raggiunta, ma BoJo fece saltare tutto

Una guerra iniziata per volere dell'Occidente, ha sostenuto Putin: "I piani di pace erano quasi finalizzati, ma Kiev li ha gettati all'aria e ha obbedito agli ordini dell'Occidente di combattere la Russia fino all'ultimo", svelando di essere stato vicino alla firma della tregua con Kiev diciotto mesi fa, ma il premier britannico del tempo, Boris Johnson, fece saltare l'accordo. Puitn ha raccontato al giornalista americano che ai negoziati di Istanbul l'Ucraina aveva firmato l'accordo, ma poi aveva ritirato la firma su pressione di BoJo, per il quale "era meglio combattere la Russia".

Mosca non vuole invadere il Paesi dell'est nella Nato

Putin ha poi assicurato che la Russia non ha alcuna intenzione di espandersi in Paesi Nato, come il Pentagono teme dal giorno dell'invasione quasi due anni fa. "L'invasione di Polonia o Lettonia è fuori discussione. Semplicemente non abbiamo alcun interesse" ad espandere la guerra. In un solo caso "invierei truppe, se la Polonia attaccasse la Russia".

La Cia ha fatto esplodere il North Stream

"È stata la Cia a far esplodere North Stream" ha assicurato Putin a Tucker, non volendo però fornire alcuna prova della sua accusa. "Naturalmente siete stati voi", ha risposto lo zar, aggiungendo "dobbiamo cercare chi voleva e poteva fare questo". Putin ha anche scherzato, alla domanda 'chi ha fatto saltare in aria Nord Stream?' ha risposto a Carlson: "Lei di sicuro". E il giornalista: "Io ero impegnato quel giorno". Quindi Putin ha replicato: "Lei può avere un alibi personale, ma la Cia non ce l'ha".

Biden o Trump?

Il giornalista americano ha poi sollecitato il leader del Cremlino a esprimere un'opinione sulle elezioni presidenziali americane e sui due principali candidati. Una domanda, quella sulla politica americana, che molti analisti temevano fosse affrontata nell'intervista, in un momento delicato come la campagna elettorale. Putin su Joe Biden ha tagliato corto: "Non mi ricordo quando è stata l'ultima volta che ho parlato con Biden". Mentre sull'amico Donald Turmp ha sottolineato: "Avevo un buon rapporto con lui, ma non è una questione di leader nelle relazioni tra Usa e Russia, è una questione di mentalità". Putin ha anche ricordato che "aveva avuto un ottimo rapporto anche con Bush. So che negli Stati Uniti veniva dipinto come una specie di ragazzo di campagna che non capiva nulla. Vi assicuro che non è così. Penso che abbia commesso molti errori nei confronti della Russia, ma ha esercitato pressioni sugli europei. Non era peggiore di qualsiasi altro politico americano, russo o europeo e capiva quello che stava facendo meglio degli altri. Ho avuto un buon rapporto personale anche con Trump".

Putin al Congresso: "Volete la pace? Non finanziate Kiev"

Lo zar ha poi inviato un messaggio al Congresso Usa riguardo la discussione sul finanziamento all'Ucraina: "Voglio dire alla leadership Usa: se davvero volete che la guerra finisca, smettetela di fornire armi". Un invito a Washington a lasciare Kiev al suo destino per poter tornare a trattare con Mosca. Poi Putin ha aperto alla scarcerazione del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, "è possibile un gesto di buona volontà", ha detto il presidente russo, secondo cui la liberazione del reporter potrebbe arrivare con un accordo "se ci sono in risposta passi dall'altra parte", assicurando: "Anche io voglio che ritorni nella sua patria".

Putin: "Il buon giornalismo può unire”, ma in Russia 22 giornalisti sono in prigione e 29 uccisi

Putin ha poi affermato: "Il giornalismo onesto può unire i due emisferi del mondo". Ma oltre a Evan Gershkovich, corrispondente del Wall Street Journal a Mosca, detenuto da dieci mesi con accuse di spionaggio, ci sono almeno 22 i giornalisti in prigione in Russia. Fra loro la giornalista russo americana Alsu Kurmasheva, in attesa di processo con l'accusa di non essersi registrata come agente straniero, poi Maria Ponomarenko, giornalista di RusNews in Siberia condannata a sei anni di carcere per aver diffuso notizie false sulle forze militari, e Ivan Safronov, condannato a 22 anni di carcere per spionaggio. Poi ci sono quelli uccisi, almeno 29 tra i russi da quando Putin è al Cremlino, secondo i dati del Committee to Protect Journalists, per casi con movente confermato, e 43 in tutto. Il più clamoroso fu l'omicidio della giornalista di Novaya Gazeta Anna Politkovskaya.