Roma, 28 febbraio 2024 - Guerra ibrida e voto. La Russia è l’attore più attivo in campagne ibride “in danno dell’Italia e dell’Occidente intero”. Spionaggio, attacchi cyber, disinformazione, sfruttamento in chiave destabilizzante dei flussi migratori: questo l’arsenale usato, secondo la relazione annuale dell’intelligence presentata oggi, alla vigilia del discorso che terrà domani il presidente russo Vladimir Putin.
Mosca ha anche cercato di ostacolare le iniziative italiane ed europee di diversificazione energetica e di introduzione del price cap sul gas russo con propaganda “atta a inquinare l’informazione verso il grande pubblico circa l’andamento dei prezzi dell’energia”.
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Europee e presidenza italiana del G7 sotto la lente
Attenzione dell’intelligence ora ai prossimi eventi che catalizzeranno campagne disinformative: le elezioni europee di giugno, la presidenza italiana del G7, l’uscita dalla Via della seta. Nel 2023, rileva l’intelligence, gli apparati di informazione legati al Cremlino hanno continuato a operare all’interno del dominio dell’informazione per minare la coesione europea e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni sia nazionali che dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica.
“Le narrazioni diffuse dalle campagne disinformative russe - proseguono - hanno riguardato, anche nel 2023, la colpevolizzazione della Nato e dei Paesi occidentali per la guerra in Ucraina, alla quale si aggiunge, come elemento di novità, quella per la guerra tra Israele e Hamas”.
Minaccia ibrida e Cina, cosa sappiamo
E la minaccia ibrida è portata avanti anche dalla Cina, che usa alcuni elementi della diaspora cinese nell’Unione europea per “raccogliere informazioni di pregio; mettere in atto azioni di pressione economica; penetrare e interferire all’interno del mondo accademico e della ricerca; condurre operazioni cibernetiche ostili con maggiore efficacia; manipolare l’informazione per finalità di propaganda e per orientare, in modo favorevole alla Cina, l’opinione pubblica europea”. Nel complesso, comunque, rassicura la relazione, “l’Italia e, più generalmente, i Paesi occidentali continuano a dimostrare un buon livello di resilienza sia rispetto al condizionamento dell’opinione pubblica, sia sul versante economico e della tutela degli asset strategici”.