Due mesi fa, Putin sarebbe sfuggito a un attentato. Lo rivela Kyrilo Budanov, capo del controspionaggio del ministero della Difesa di Kiev. Vero o falso? Ogni giorno vengono diffuse notizie sul presidente russo: sarebbe gravemente malato, avrebbe un cancro e lo avrebbero operato alcuni giorni fa, non sarebbe più in grado di decidere, paranoico come Hitler, negli ultimi giorni a Berlino. Troppe voci. Lo stesso Budanov non sembra sicuro. La notizia gli è stata riferita da alcuni informatori e mancano conferme. Non potrebbe essere altrimenti, ma non sarebbe inverosimile. Quanto avviene al Cremlino è sempre stato avvolto dal mistero.
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I capi dell’Urss, da Stalin a Gorbaciov, i leader della Rivoluzione d’Ottobre, sono sfuggiti a diversi attentati, alcuni noti e provati. Tutti falliti, ma a volte gli attentati furono messi in scena dai servizi segreti per eliminare gli avversari del regime. Il primo gennaio 1918 un gruppo di terroristi crivellò di colpi l’auto di Lenin. Il leader rimase illeso. Pochi mesi dopo, il 30 agosto, mentre parlava a un’operaia, gli si avvicinò una giovane donna, Fanny Kaplan, 28 anni, che gli sparò tre rivoltellate quasi a bruciapelo, ferendolo al collo e a un braccio. Fanny accusò Lenin di aver tradito la rivoluzione. Venne giustiziata tre giorni dopo.
Gli attentati a Stalin furono numerosi, reali o finzioni dei servizi. Alla fine degli Anni Trenta, a Sochi, tentò di ucciderlo un ufficiale disertore, Genrikh Ljushkov. Ma il piano fu rivelato in tempo da un infiltrato nel suo gruppo. Nel 1942, un altro ufficiale dell’Armata rossa, Savelij Dmitriev, sulla Piazza rossa aprì il fuoco sulla limousine di Stalin, ma sull’auto si trovava invece il ministro Anastas Mikoyan, che rimase leggermente ferito. Dmitriev fu condannato a morte. Nell´ottobre ’43, i nazisti con l’Operazione Weitsprung tentarono di eliminare Stalin, Roosevelt e Churchill durante la Conferenza di Teheran. Ma il piano fallí grazie a un agente sovietico che finse di fare il doppio gioco. Ed era un ucraino.
L’attentato avrebbe salvato Hitler e il III Reich? Il tenente Viktor Iljin aveva 21 anni e prestava servizio a Leningrado. Nel gennaio ’69 rubò due pistole Makarov dall’armeria e quattro caricatori. Andò a Mosca per eliminare Breznev durante il ricevimento al Cremlino in onore dei cosmonauti. Passò la notte da uno zio poliziotto, indossò una sua divisa e riuscì a schierarsi all’ingresso del Cremlino tra due battaglioni di agenti: ognuno pensò che facesse parte dell’altro gruppo. Di solito Breznev prendeva posto nella seconda vettura, quel giorno salì sulla quinta. Iljn scaricò 16 colpi in appena 7 secondi, ma uccise l’autista, ferì un motociclista di scorta, due cosmonauti rimasero feriti. Intervenne il capo del Kgb Andropov per salvare l’attentatore dalla condanna a morte. Iljn fu liberato dopo vent´anni in manicomio.
E poco dopo, il 7 novembre del ’90, Aleksander Shmonov, un ingegnere come Iljn, tentò di uccidere Gorbaciov, colpevole di portare l’Urss alla rovina. Gli sparò due colpi con un fucile a canne mozze, ma lo mancò. Gorby lo graziò: fu internato in manicomio. Gorbaciov sarebbe scampato a un altro attentato a Berlino Est, nell´ottobre ´89, negli ultimi giorni della DDR, ma non è certo. I terroristi della Baader Meinhof avrebbero rinunciato all´ultimo momento.Se l´avessero ucciso, i panzer avrebbero soffocato la protesta dei tedeschi dell´est, e oggi ci sarebbe ancora il muro. Difficile distinguere la storia dalla fantastoria.