Mercoledì 17 Luglio 2024
GIOVANNI SERAFINI
Esteri

Putin in bilico, ora cosa farà lo zar? "Pronto a tutto pur di non cadere, scatenerà l’inferno"

Il politologo Védrine: “Purghe nell’esercito russo e via il ministro Shoigu. Mi aspetto attacchi la centrale nucleare in Ucraina e usi armi chimiche, per riprendere il controllo della situazione gli servono azioni eclatanti"

Roma, 26 giugno 2023 – “Mi aspetto terribili purghe all’interno dell’esercito. Putin farà di tutto per sopravvivere all’umiliazione che gli è stata inflitta: il modo più ovvio, e che più gli si addice, è scatenare l’inferno sia in casa che in Ucraina". È uno scenario nerissimo quello evocato dal politologo Olivier Védrine, docente universitario e caporedattore del giornale di opposizione Russian Monitor, all’indomani della marcia di Prigozhin su Mosca.

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Una manifestazione in favore del presidente russo Vladimir Putin al Cremlino
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Inferno in che senso?

"Putin dovrà far fuori molti capi dell’esercito perché adesso sa come stanno le cose: ha avuto modo di vedere chi è con lui e chi no, chi è rimasto a guardare, chi ha esitato e chi invece ha partecipato al tentativo di rivolta. Adesso ha solo un modo per ritrovare forza e potere: maneggiare la scure".

Eppure ha dato prova di enorme debolezza. I mercenari della Wagner hanno attraversato la Russia con la facilità con cui un coltello affonda nel burro. Siamo sicuri che il capo del Cremlino sia ancora saldo al comando e non si trovi, invece, sul bordo di un vulcano?

"È debole, certo, è uscito molto male da questa storia, ma non è ancora morto. La sua agonia può essere molto lunga, e spietata".

Che cosa succederà secondo lei?

"Le prime teste che possono cadere sono quelle di Sergei Shoigu, il ministro della Difesa, e di Valerij Gerasimov, il capo di Stato Maggiore dell’esercito. Era la prima richiesta di Prigozhin ed è stata oggetto del negoziato condotto dal presidente bielorusso per fermare la Wagner. La seconda richiesta era la garanzia di conservare lo statuto speciale della Wagner ed evitare che venga integrata nell’esercito regolare".

Richiesta accolta?

"Non sappiamo. C’è la possibilità che Prigozhin torni in Africa con i suoi 25mila uomini: è in Africa che c’è il cuore del suo business, le miniere d’oro, i diamanti. Dell’Ucraina non gli importa niente, non rende".

Se così fosse, Prigozhin avrebbe vinto la partita…

"Calma. Ammesso che Putin accolga queste richieste, che garanzie ci sono che in futuro rispetti gli impegni presi?".

Anche Prigozhin è in pericolo?

"Io non darei un copeco per la sua testa".

Parliamo della Russia. Quando Putin ha affermato che la patria era in pericolo, nessuno è sceso in strada per difenderla. La gente è rimasta indifferente. Anzi, a Rostov molti hanno applaudito le truppe della Wagner. A sua volta l’esercito non si è mosso. Lo zar è nudo? La Russia è un colosso con i piedi d’argilla?

"Lo zar è nudo, è isolato, ha le spalle al muro. Ma può riprendere il controllo della situazione".

Come?

"Colpendo l’Ucraina nel modo più feroce. Il suo problema non è Prigozhin, sono le Presidenziali dell’anno prossimo. Putin deve assolutamente vincerle, e con una percentuale massima di consenso. Per riuscirci deve poter esibire un successo in Ucraina. Non dimentichiamo che la vituperata annessione della Crimea nel 2014 gli garantì il successo elettorale del 2016".

In pratica, cosa dobbiamo aspettarci?

"Mi aspetto – e adesso, dopo il golpe mancato, Putin si sente in qualche modo autorizzato – che faccia succedere qualcosa nella centrale nucleare. Potrebbe ingigantire il conflitto ricorrendo alle armi chimiche e anche alle armi nucleari tattiche".

Sfidando tutti, in particolare la Cina?

"Un leader talmente incosciente da far saltare in aria la diga di Nova Kakhovka, il che secondo la convenzione di Ginevra corrisponde a un atto di distruzione massiccia, è capace di tutto. Lui sa che è in gioco la sua sopravvivenza. Dopo l’umiliazione subita non può permettere che la controffensiva ucraina vada in porto. Potrebbe davvero attuare la politica della terra bruciata".

È vero che era scappato in aereo a San Pietroburgo durante l’attacco di Prigozhin?

"Non lo sappiamo. Con Putin è sempre un mistero. Non si sa mai dov’è, né se si tratta effettivamente di lui o di un sosia. Personalmente credo che non sia a Mosca nemmeno in questo momento, ma in un luogo segreto e sicuro".

Come si esce da questa storia?

"Bella domanda. Secondo lei cosa dobbiamo aspettarci da un uomo ferito, in calo d’immagine e ansioso di rivincita? Siamo tutti affacciati su un enorme buco nero. Per evitare il peggio ci vorrebbe un miracolo. Non saprei di che tipo".