Martedì 18 Marzo 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Prove di pace in Ucraina

Lunga telefonata fra Trump e Putin "Stop ai raid sulle centrali elettriche" .

Lunga telefonata fra Trump e Putin "Stop ai raid sulle centrali elettriche" .

Lunga telefonata fra Trump e Putin "Stop ai raid sulle centrali elettriche" .

Trenta giorni senza bombardamenti a "infrastrutture e centrali energetiche" in parallelo a "negoziati tecnici sull’attuazione di un cessate il fuoco marittimo nel Mar Nero", per arrivare, non appena possibile, a "un cessate il fuoco completo" e "a una pace permanente". Colloqui a stretto giro (forse in Arabia). In più lo scambio (già oggi) di 350 prigionieri, metà di Mosca metà di Kiev, e il rimpatrio di 23 militari ucraini gravemente feriti. Vladimir Putin vince ai punti il round telefonico con Donald Trump. Perché aderisce in modo puramente formale al progetto di stop alle ostilità della Casa Bianca, ma in realtà svicola dalla tregua incondizionata accettata a Gedda dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. È lo stesso tycoon in versione minimalista a proporre la soluzione asimmetrica più gradita alla Russia: lo stop ai raid su infrastrutture e centrali. E subito Putin scandisce "l’ordine corrispondente". Mossa da manuale che sollecita Kiev alla reciprocità per non far saltare un banco già traballante.

Infatti, quasi due ore di telefonata "franca e dettagliata" (quando a Washington è mattina e a Mosca già pomeriggio) non solo non fermano il conflitto, ma rendono ancora più forte il Cremlino. Lo dimostrano sia il via libera ai negoziati tecnici invocati da Putin per definire la tregua, sia il mancato respingimento americano della "cessazione completa degli aiuti militari e di intelligence all’Ucraina" pretesa dallo zar. Ma Francia e Germania subito rassicurano Kiev sulla prosecuzione dei propri aiuti.

Secondo la Casa Bianca, Trump e Putin concordano che il conflitto debba "concludersi con una pace duratura". "Colloquio molto buono e produttivo. Lavoreremo rapidamente per avere un cessate il fuoco completo e la fine di questa orribile guerra tra Russia e Ucraina – promette il tycoon –. Si spera per il bene dell’umanità che riusciremo a portare a termine il lavoro". Ma il focus americano è soprattutto sul rapporto con la Russia. Il progresso nelle relazioni tra i due Paesi porterà "enormi vantaggi", riferisce la Casa Bianca, citando "accordi economici" e "stabilità geopolitica". L’idea di Trump di riconoscere l’annessione russa della Crimea resta sospesa come futura carta negoziale.

Il comunicato del Cremlino è invece uno schiaffo esplicito all’Ucraina. Putin illustra i "gravi rischi associati all’incapacità di negoziare di Kiev". Esprime "gratitudine" a Trump. E chiede l’aiuto di Washington per "porre fine" non solo ai flussi di intelligence e di armi, ma anche "alla mobilitazione forzata" imposta agli ucraini dal "regime". Ai soldati di Kiev ormai "circondati" (secondo Putin) dalle forze russe nel Kursk, il Cremlino imputa "crimini barbari di natura terroristica", ma, in caso di resa, offre "un trattamento in conformità al diritto internazionale". Replica Zelensky in visita in Finlandia: "Continueremo a combattere".

L’Ucraina si sforza di mantenere la calma. Il territorio della capitale registra esplosioni e allarmi. "Aspettiamo i dettagli dalla parte americana, ma al momento abbiamo la minaccia missilistica nel Paese, quindi gli accordi ancora non funzionano", è la reazione. Zelensky sottolinea come la proposta di tregua nei cieli e nei mari partorita a Gedda dall’Ucraina sia stata poi estesa dagli Stati Uniti fino al totale cessate il fuoco. Ma ora sono gli stessi russi a respingerlo. "Significa che hanno bisogno di una guerra. I russi non sono pronti al cessate il fuoco – è il commento presidenziale –. Il loro gioco è indebolire l’Ucraina". L’analista militare Michael Clarke sostiene che ormai Kiev sia "nel menù" di Trump e Putin. "Non siamo un’insalata da mettere nel menù di Putin, nonostante il suo appetito", si arrabbia Zelensky, dopo ore durissime.