Lunedì 10 Marzo 2025
REDAZIONE ESTERI

Scure di Trump sulle proteste pro Palestina, arrestato il leader di quelle alla Columbia

L’attivista Mahmoud Khalil rischia di essere espulso nonostante abbia la green card. L’amministrazione Usa ha anche tagliato 400 milioni di dollari di fondi destinati all’università

Scure di Trump sulle proteste pro Palestina, arrestato il leader di quelle alla Columbia

Roma, 10 marzo 2025 – Nelle università americane è caccia agli studenti che protestano contro i bombardamenti su Gaza. Dopo il taglio da 400 milioni di dollari ai fondi federali destinati alla Columbia University, l’amministrazione Trump cerca ora i principali responsabili delle proteste che hanno paralizzato l’ateneo lo scorso aprile. Nel mirino è finito, tra gli altri, Mahmoud Khalil, attivista palestinese tra i leader delle manifestazioni. L’uomo è stato arrestato davanti alla moglie americana e incinta di otto mesi. Gli agenti dell’Ice (le autorità federali per l’immigrazione) gli hanno notificato la revoca del visto studentesco. Khalil rischia di essere espulso nonostante abbia la carta verde, il permesso di residenza permanente, proprio perché sposato a un’americana.

Una manifestante pro Palestina nel campus della Columbia University (Afp)
Una manifestante pro Palestina nel campus della Columbia University (Afp)

Chi è Mahmoud Khalil

Mahmoud Khalil, classe 1995, è uno dei leader delle proteste che si sono tenute nel campus della prestigiosissima università di New York. Rifugiato palestinese cresciuto in Siria, ha ottenuto una prima laurea a Beirut e si è poi iscritto alla Columbia University, dove ha conseguito un secondo titolo di studio in ‘International and Public Affairs’. Particolarmente sensibile alla questione palestinese, si è visibilmente prodigato a difesa della popolazione della Striscia di Gaza, nel mirino dei bombardamenti israeliani. Riferisce infatti sul suo profilo LinkedIn di aver collaborato come funzionario politico con l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che sostiene i rifugiati palestinesi. Inoltre, è un esponente di spicco della Columbia Apartheid Divest (Cuad), il gruppo radicale universitario che denuncia l’atteggiamento colonialista perpetrato da Israele nei confronti del popolo palestinese. 

Cosa rischia

Khalil è stato arrestato sabato mattina dell’Ice, le autorità federali per l’immigrazione. Come detto, per il suo coinvolgimento nelle manifestazioni, rischia l’espulsione dal paese. "Continueremo a rivendicare i diritti di Mahmoud in tribunale e combattere questo terribile, ingiustificabile, e calcolato, errore commesso nei suoi confronti”, ha detto il suo avvocato Amy Greer. La portavoce del Dipartimento della Sicurezza Interna, Tricia McLaughlin, ha confermato l’arresto descrivendolo “a sostegno degli ordini esecutivi del presidente Trump che proibiscono l’antisemitismo”. Effettivamente, il Segretario di Stato Marco Rubio non ha lasciato spazio per i dubbi nel suo ultimo post su X. Tutte le green card dei presunti “sostenitori di Hamas” in America devono essere revocate. 

Le manifestazioni alla Columbia

La protesta pro Palestina che si è infiammata la scorsa primavera nel campus della Columbia University è stata in pieno stile sessantottino. Gli studenti si sono barricati nelle aule dell’ateneo, hanno impedito l’accesso alla struttura del personale e dei giornalisti e hanno ignorato le autorità che intimavano di sgomberare l’università. Non a caso, la risonanza dell’evento è stata internazionale e sono stati moltissimi gli studenti a prendere esempio e a organizzare iniziative simili nei propri atenei a sostegno del popolo palestinese. Una protesta che è stata anche largamente criticata, soprattutto per alcuni particolari che hanno fatto traballare la credibilità del ‘messaggio di pace’ che intendeva diffondere la manifestazione. Tra questi, figurano i volantini che venivano distribuiti dagli organizzatori, presi direttamente dall’Hamas Media Office, come il pamphlet intitolato “Our Narrative … Operation Al-Aqsa Flood,” (l'apologia degli attacchi del 7 ottobre). Inoltre, un rapporto pubblicato dalla task force sull’antisemitismo ha fatto emergere degli episodi discriminatori nei confronti di alcuni studenti ebrei, descritti come “vittime di insulti etnici, luoghi comuni antisemiti, di minacce e aggressioni fisiche”.