di Roberto Brunelli
ROMA
Missili a stelle e strisce sulla Russia, nel giorno mille della guerra in Ucraina. Sei per l’esattezza: obiettivo una struttura militare vicino alla città di Karachev, nella regione di Bryansk, a circa 130 chilometri dal confine ucraino. Le forze di Kiev non si sono fatte pregare, insomma: a neanche quarant’otto ore dal via libera dato da Joe Biden all’utilizzo dei missili a lungo raggio Atacms, l’emittente Rbc Ucraina riferisce che sarebbe stato "un successo" l’attacco con i mezzi balistici. Attacco confermato a stretto giro dal Ministero della Difesa russo: "Alle 3.25 il nemico ha colpito un sito nella regione di Bryansk con sei missili balistici. Secondo informazioni verificate, si tratta degli Atacms di fabbricazione americana". Stando a quanto afferma Mosca, cinque dei sei vettori sarebbero stati abbattuti dalla contraerea, i rottami di uno dei missili colpiti avrebbero colpito l’installazione militare scatenando un incendio.
Ecco, certamente sono più alte le fiamme dell’escalation in corso. Quasi fosse un riflesso condizionato, come risposta agli Atacms il Cremlino torna ad agitare lo spettro nucleare. Con una nota diffusa tramite la Tass, Mosca ha annunciato l’aggiornamento della dottrina per l’uso delle armi atomiche, estendendone drasticamente la discrezionalità: in sostanza, la Russia potrà dare una risposta nucleare anche ad attacchi non nucleari da parte dell’Ucraina realizzati con missili forniti da Paesi occidentali. A settembre Vladimir Putin aveva preannunciato il passo, ma adesso la dottrina è stata controfirmata: in altre parole, l’atomica viene tuttora considerata una misura estrema, ma allo stesso tempo si considera necessario "adattare i parametri" a causa delle minacce militari presenti. Il che significa che d’ora in poi le aggressioni contro la Russia compiute da uno Stato che non possiede l’atomica (come l’Ucraina) verranno considerate atti di guerra condivisi se compiute con la partecipazione o il sostegno di un Paese nucleare (come gli Stati Uniti). E per far intendere che la Russia fa sul serio, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato che la cosiddetta "operazione militare speciale" non terminerà "fino a quando tutti i suoi obiettivi saranno raggiunti", nonostante "la guerra scatenata contro di noi dall’Occidente collettivo". Ancora più esplicito il ministro agli Esteri Serghei Lavrov, il quale al G20 di Rio ha detto che l’Ucraina non avrebbe potuto lanciare gli Atacms senza l’aiuto degli Usa: "Ora studiatevi bene la dottrina nucleare russa aggiornata".
Ovviamente non si sono fatte attendere né la risposta americana né quella di Volodymyr Zelensky. Mentre la Casa Bianca accusa Mosca di insistere con la "retorica irresponsabile", il presidente ucraino sembra piuttosto intenzionato a smontare l’idea una facile risoluzione del conflitto (vedi alla voce Trump): "Putin vuole che la guerra continui, i discorsi sulla pace non gli interessano. Dobbiamo costringere la Russia ad una pace giusta con la forza".
Intanto, la guerra viene condotta, come sempre, anche con altri mezzi: due cavi sottomarini di comunicazione sono stati tranciati nel Mar Baltico tra Germania e Finlandia. La ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock la dice così: "I cavi non si sono rotti casualmente, questo attacco non è solo contro l’Ucraina. La guerra ibrida di Putin mira a spaccare l’Europa".