di Alessandro Farruggia
ROMA
"Trump è decisamente favorito sia alle primarie in Iowa che nella conquista della nomination repubblicana. Ma contro Biden la partita è molto aperta. Certo è che se dovesse prevalere alle elezioni di novembre prevedo grossi problemi sia in America che a livello internazionale". Così Eric Jones, americano, direttore del Centro di studi avanzati Robert Schuman all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole.
Professor Jones, che problemi avrebbero l’America e il resto del mondo in caso di vittoria di Trump?
"La società americana è profondamente divisa e io temo un aumento della violenza politica come fu negli anni ’60 del secolo scorso. E poi sono sicuro che ci sarebbero grossi problemi a livello internazionale, perché Trump è isolazionista e contrario agli aiuti militari all’Ucraina, pur sapendo che questo ne determinerebbe la sconfitta che sarebbe un disastro per l’America e per l’Europa. E il Vecchio continente deve preoccuparsi anche di un’altra cosa: Trump potrebbe persino decidere di ritirarsi dalla Nato, cosa che ha già ventilato, lasciandolo solo davanti alla Russia".
Intanto Trump deve vincere in Iowa. Perché queste primarie sono importanti?
"I caucuses (assemblee di partito) in Iowa sono importanti non tanto per capire chi vincerà, perché è chiaro che ad aver la meglio e di parecchio sarà Trump, ma per capire chi prevarrà tra Nikky Haley e Ron DeSantis, i due sfidanti più accreditati. Se De Sanctis andasse molto male, proietterebbe con forza la Healey verso il New Hampshire, dove si presume che farà molto bene. Dopo una ulteriore sconfitta in New Hampshire, DeSantis potrebbe abbandonare la corsa. E questo sarebbe un ulteriore assist a Trump".
Come mai?
"Perché gli elettori di Trump potrebbero forse anche votare per DeSantis, ma certamente non per Haley. L’ex presidente avrebbe così i voti dei sostenitori del governatore della Florida, mentre teoricamente se DeSantis fosse ancora in gioco e se Trump fosse investito da un metaforico autobus...".
L’autobus dei guai giudiziari?
"È quello che sperano molti democratici, ma il metaforico autobus che travolge Trump con la condanna per uno dei molti capi di imputazione per i quali è sotto processo, semmai motiverebbe i suoi sostenitori che parlano apertamente di giustizia politica. È qualcosa che in Italia si è visto quando Berlusconi era sotto processo. Una condanna non fermerebbe Trump, che è pronto a correre per le presidenziali anche se dovesse essere condannato e persino se dovesse finire in carcere, perché sa che questo potrebbe portargli anche più voti. Il metaforico autobus, ammesso che lo investa, è quindi destinato a finire contro un muro".
Questo significa che Trump si giocherà la candidatura con Healey?
"Si giocherà, è un eufemismo. Contro la Haley, Trump ha le porte aperte, vincerebbe quasi di sicuro".
E alle elezioni di novembre contro il presidente Biden?
"Sono appena tornato dagli Stati Uniti, ho parlato con molte persone, e ho trovato i democratici non molto motivati e i repubblicani galvanizzati dalla prospettiva di una rivincita. Se una parte dei democratici non andasse a votare questo creerebbe per Biden un problema di affluenza, dato che, per come sono disegnate le circoscrizioni elettorali, un candidato democratico deve avere su base nazionale molti più voti di un repubblicano per essere eletto".
Trump è quindi favorito?
"Attenzione a trarre conclusioni affrettate. Non è detto, novembre è ancora lontano. Ricordiamoci che Biden ha ricevuto più voti di ogni candidato democratico alle elezioni presidenziali, ben 81 milioni di voti, e ha mostrato una grossa capacità di condurre una campagna elettorale vincente. Nel 2020 era partito piano, sfavorito, e invece ha saputo rimontare, far cambiare direzione al vento e portare molti democratici alle urne, come seppe fare Obama. Se facesse capire agli elettori cosa significa davvero una nuova presidenza Trump, potrebbe batterlo ancora".