Mercoledì 17 Luglio 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Prigozhin, l’analista: “Si è fidato troppo di Putin. Pensava che il ruolo in Africa gli avrebbe salvato la vita”

Anton Barbashin, direttore del think tank indipendente Riddle Russia: “Lo scorso 23 giugno aveva umiliato il presidente e il Cremlino davanti a tutto il mondo. Non poteva passarla liscia"

Yevgeny Prigozhin, il tributo di un membor della Wagner (Ansa)

Yevgeny Prigozhin, il tributo di un membor della Wagner (Ansa)

Roma, 24 agosto 2023 – Una punizione esemplare, che deve servire da monito a tutti, contro uno che aveva osato troppo. Anton Barbashin, analista e direttore del think tank indipendente Riddle Russia, ha spiegato al QN perché quella di Prigozhin non sia una morte accidentale e perché con ci sia il posto per ipotesi alternative.

Anton Barbashin, Evgenij Prigozhin e due dei suoi più stretti collaboratori sono morti, in un modo che, vista la natura delle vittime in questione, appare quasi banale. Che idea si è fatto lei dell’accaduto? Era davvero così facile uccidere quello che fino a ieri era considerato uno degli uomini più potenti della Russia?

"Senza giri di parole, credo si sia fidato troppo della parola di Putin e pensava che l’importanza derivata dalle sue operazioni in Africa gli avrebbe salvato la vita”.

Quindi, insomma, secondo lei questa è una vendetta di Putin?

"Non ho alcun dubbio o alcun dato concreto che mi possa fare pensare il contrario. Non dimentichiamo che lo scorso 23 giugno Prigozhin aveva umiliato il presidente e il Cremlino davanti a tutto il mondo. Non poteva passarla liscia".

Alcuni analisti sono rimasti sorpresi del fatto che Prigozhin viaggiasse sullo stesso aereo con il suo numero due. Un po’ ingenuo come atteggiamento, non trova?

"Significa che si sentiva sicuro. Alcune fonti mi hanno rivelato che probabilmente si era recato a Mosca per negoziare altri suoi interventi in Africa. Non avrebbe mai pensato di essere ucciso proprio mentre nel continente la sua era una figura chiave e soprattutto in modo così plateale.

Nulla di sorprendente, quindi…

L’unica cosa che mi ha sorpreso, è che qualcuno non abbia cercato di dare subito la colpa agli ucraini”.

Cosa succederà adesso in Russia?

"Diciamo che Putin ha ricompattato la situazione e mandato un messaggio chiaro. O si gioca alle regole del suo gioco, o si fa la fine di Prigozhin. Altro particolare importante: con l’eliminazione dei vertici della Wagner si è tagliata la testa alla corrente che voleva una guerra ancora più violenta contro l’Ucraina. Dobbiamo vedere come questo verrà preso dagli ambienti ultranazionalisti, che però non sono la maggioranza del Paese.

Prigozhin era immensamente ricco e la Wagner è un potente mezzo per assicurarsi il controllo di territori strategici. Chi comanderà adesso?

"Mi aspetto che alcune operazioni della Wagner passeranno direttamente sotto il controllo delle Forze Armate”.

Non si aspetta una ribellione dei soldati?

"La Wagner era un esercito di mercenari, un’entità commerciale, non un’armata con una ideologia. Onestamente, non mi aspetto né ribellioni, né vendette personali”.